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REGGIO CALABRIA – «Sono deluso di quanto è successo poichè il mio è stato un arresto effettuato con grande eclatanza». Lo ha detto Claudio Scajola al termine della terza udienza del processo che lo vede imputato a Reggio Calabria per i presunti aiuti alla latitanza dell’armatore ed ex parlamentare reggino Amedeo Matacena che si trova ora a Dubai, nonostante la condanna a 5 anni, recentemente ridotti a 3 dalla Cassazione, per concorso esterno in associazione mafiosa. 

Nei giorni scorsi, accogliendo la richiesta dei suoi difensori, gli avvocati Giorgio Perroni e Patrizia Morello, il tribunale ha revocato gli arresti domiciliari all’ex ministro ed ha convertito la misura cautelare con l’obbligo di dimora nel Comune di Imperia. Libero quindi di poter parlare con la stampa, Scajola ha confermato che nonostante la lontananza tra Reggio e la Liguria continuerà a essere presente a tutte le udienze: «Lo vedo più come un dovere che come un diritto». Infine ha concluso dicendosi sereno di poter dimostrare la propria estraneità. «Intendo ribadire – ha aggiunto – che sono un uomo delle istituzioni e che presenzierò a tutte le udienze più che per esercitare un diritto, quanto per onorare un dovere».

Poi ha aggiunto: «Voglio anche dire di avere letto nella documentazione dell’accusa che sarei dovuto essere al Parlamento europeo come rappresentante della ‘ndrangheta. Non commento e lascio a voi ogni giudizio».

Intanto, Natina Pratticò, presidente della corte, ha rinviato al 10 dicembre l’udienza del processo. L’udienza di stamani è stata dedicata solo alla nomina del consulente tecnico d’ufficio del Tribunale, il perito Concetta Biancuzzo, incaricato di trascrivere le intercettazioni. L’udienza quindi è stata rinviata per l’assenza di entrambi i testi del pm, l’ex capocentro della Dia di Reggio Calabria, colonnello Gianfranco Ardizzone, e il vice questore aggiunto Leonardo Papaleo, anch’egli già in servizio alla Dia reggina. Uno dei due sarà sentito all’udienza del 10 dicembre prossimo. 

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