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MATERA – “Discriminatoria e penalizzante per gli effetti che avrà sul sistema scolastico della provincia di Matera: è la decisione che la Direzione scolastica della Basilicata intende realizzare nell’adeguamento dell’organico di diritto alla situazione di fatto per l’anno 2013-2014”.

E’ il giudizio, espresso nel corso di una conferenza stampa, dei segretari provinciali dei sindacati della scuola Eustachio Nicoletti (Flc Cgil), Mario Colangelo (Cisl Scuola), Michelangelo Ferrara (Uil scuola) e Lucia Fiore (Snals) circa la decisione delle autorità scolastiche regionali, sottolineando che nella provincia di Matera ci saranno tagli per 80 unità (sui 215 a livello regionale) nella fase delle operazioni di adeguamento dell’organico di diritto alle situazioni di fatto del personale docente.

Il dato è giudicato eccessivo e improponibile per i parametri scolastici, anche in relazione al calo della popolazione scolastica pari a 319 unità sulle 1.600 dell’intera Basilicata rispetto all’anno precedente, che aveva portato a una flessione dell’organico di diritto e a un taglio di 80 docenti. “Un dato – secondo i segretari di Slc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals – che porterà a effetti disastrosi sulla comunità scolastica, sulla collettività e comprometterà il diritto dei bambini a una buona scuola”.

“La Direzione scolastica regionale, per raggiungere i nuovi parametri, ha imposto – hanno riferito i sindacati – di intervenire per accorpare classi organizzate per organico di diritto, eliminare il tempo pieno e il tempo prolungato, diminuire le ore residue di inglese, individuare tutti i mezzi per recuperare ore e posti”. I sindacalisti, nell’auspicare un ripensamento della questione da parte delle autorità scolastiche regionali, hanno annunciato iniziative di sensibilizzazione nei confronti di istituzioni, parlamentari e comunità locale circa i tagli annunciati.

“Se si dovessero verificare – hanno detto i segretari dei quattro sindacati della scuola – il servizio scolastico continuerebbe a subire riduzione eccessive, ingiuste, indiscriminate e, probabilmente, anche aldilà delle pur discutibili attuali norme ministeriali con tagli che mortificano la scuola pubblica, tolgono risorse alla qualità didattica e minano la stessa funzionalità del servizio, infliggendo un colpo mortale all’autonomia organizzativa delle stesse istituzioni scolastiche strette nella morsa dei tagli di organico e dall’azzeramento dei fondi per il funzionamento didattico e amministrativo. Meno scuola statale – hanno concluso – significa non solo meno democrazia, ma anche meno sviluppo sociale ed economico”. 

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