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POTENZA – Di sicuro c’è che a causa di una lista di più di duecento domande, forse una bozza di quelle sorteggiate durante gli orali, la commissione si è dimessa interrompendo gli esami con un giorno d’anticipo. Ma chi le abbia trafugate e da quanto circolassero tra i candidati non è facile da stabilire. Anche perché gli anonimi che l’hanno divulgata si sono scatenati – o ne sono entrati in possesso – soltanto a selezioni già iniziate. E non è un dettaglio privo di significato.

Più che le polemiche innescate dai sindacati hanno potuto i “corvi” sospinti dalle correnti elettorali, che da un po’ soffiano più forti che mai. Sembra eessere questa la morale della selezione appena abortita di 50 assistenti tecnici specializzati per l’attuazione del programma 2007/2013 del Fondo per lo sviluppo regionale. Contratti triennali, s’intende, con un compenso lordo di 33mila euro annui cadauno. Contratti contesi da 102 candidati ammessi ai colloqui, tra cui gli 80 precari in servizio da 8 anni a questa parte al Po Fesr, e in scadenza proprio oggi 31 ottobre. Stessa data in cui era previsto che si concluderessero le selezioni dei loro “rimpiazzi”.

A ieri – prima ancora che le dimissioni della commissione congelassero la situazione – restava ancora da esaminare la maggior parte dei candidati. Facile immaginarsi la disdetta di quelli che avevano ottenuto i voti migliori dei 41 che hanno sostenuto la prova tra lunedì e martedì. Come pure la speranza di chi sa di aver “toppato” ma a questo punto – dopo il clamore e le dimissioni della commissione – può sperare in una seconda chance, se si decidesse di ripetere la prova da capo. Sempre che nessuno dei primi decida di ricorrere al Tar per tutelarsi dall’’eventualità di perdere il risultato appena conquistato.

A causare il passo indietro della commissione, che aveva risposto promettendo massima trasparenza ai sindacati che parlavano di selezione elettorale e chiedevano un ulteriore proroga dei precari in scadenza, è stato il sospetto – per niente velato – che alcuni dei concorrenti abbiano avuto accesso alle domande da sorteggiare durante la prova orale prima del tempo per prepararsi meglio. Una lista di circa 250 quesiti sulla programmazione dei fondi comunitari, i controlli e le regole per la loro erogazione, appalti e aiuti alle imprese come quella di cui anche il Quotidiano ha ricevuto una copia martedì. Più una ieri. Con due lettere di accompagnamento diverse, per quanto entrambe anonime, che denunciavano il fatto che alcuni candidati fossero stati avvantaggiati dalla loro conoscenza chiedendo che la prova venisse “contestata” pubblicamente prima che fosse terminata.

Ieri mattina  il caso ha poi trovato spazio sulle colonne della Nuova del Sud. Al che la commissione composta dall’autorità di gestione del Po Fesr Patrizia Minardi, Pasquale Golia e Anna Roberti della presidenza della giunta regionale hanno deciso di non aspettare un giorno di più per dimettersi e fermare lì la selezione.  «Una notizia di questo tipo, ad avviso della Commissione, impone verifiche sulla fondatezza perché turba, in ogni caso, la serenità del lavoro di una commissione i cui componenti (che ribadiscono l’assoluta regolarità del proprio operato) non possono operare in un clima di reciproco sospetto, e ancor più, dei candidati che devono avere la certezza di essere tutti nelle medesime condizioni e di essere giudicati con imparzialità».

Così spiega la nota diffusa ieri pomeriggio dalla Regione.

«La Commissione, nel decidere la interruzione delle attività, auspica un intervento chiarificatorio delle competenti autorità, affinché si accerti se vi siano state irregolarità ed, eventualmente, ne siano chiamati a rispondere i responsabili, oppure perché si proceda nei confronti di chi, mettendo in campo notizie che dovessero rivelarsi non vere, abbia turbato la serenità della selezione, con un effetto calunnioso sull’istituzione e i singoli componenti , effetti negativi sugli stessi candidati e danni anche materiali per l’andamento delle prove selettive e della gestione del programma operativo. Tale ipotesi non costituisce un giudizio nei confronti di chi, avendo ricevuto una notizia oggettivamente allarmante, dopo averla verificata l’ha diffusa secondo quanto previsto dal proprio dovere professionale, ma  chiama a responsabilità chi dovesse aver prospettato una situazione non veritiera dando vita a una macchina del fango».

l.amato@luedi.it

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