X
<
>

Condividi:
3 minuti per la lettura

REGGIO CALABRIA – Sette persone arrestate per sfruttamento nell’ambito della raccolta delle arance negli agrumenti della Piana di Gioia Tauro. Sgominata con l’operazione “Confine” una organizzazione che faceva del caporalato il proprio punto di forza arrivando a pagare meno di cinquanta centesimi a cassetta consegnata per il lavoro massacrante di raccolta degli agrumi. 

A portare nuovamente alla luce un problema come quello dello sfruttamento in agricoltura è una inchiesta condotta dalla Procura di Palmi che ha condotto all’arresto di sette persone per associazione a delinquere finalizzata alla intermediazione illecita e allo sfruttamento del lavoro, reclutamento di manodopera clandestina di lavoratori extracomunitari privi di permesso di soggiorno o con il medesimo scaduto, violazione della normativa previdenziale di tutela dei lavoratori subordinati e truffa aggravata ai danni di enti pubblici. 

Secondo quanto appurato durante le indagini esiste «un consistente fenomeno del caporalato nella Piana di Gioia Tauro, con l’individuazione dei personaggi che mettevano a disposizione di datori di lavoro senza scrupoli manodopera non specializzata da sfruttare». Nello specifico il lavoro avveniva in nero e senza garanzia, gli operai non avevano diritto a riposi settimanali, ferie pagate, malattia e venivano obbligati a lavorare senza un adeguato abbigliamento protettivo, facendo fronte alle avversità climatiche con mezzi di equipaggiamento di fortuna. I carabinieri hanno scoperto, accanto allo sfruttamento di extracomunitari di origine nordafricana, anche quello dei soggetti dei paesi comunitari, soprattutto dell’Est Europa e in particolare cittadini di nazionalità bulgara. I caporali agivano assoggettando psicologicamente i lavoratori, al punto tale da sovrastare la loro stessa volontà.

IL COMMENTO DEL PROCURATORE SFERLAZZA – Da parte sua il procuratore di Palmi Ottavio Sferlazza ha voluto «esprimere il mio compiacimento all’Arma, perché assume un particolare valore simbolico il fatto che questa operazione sia stata portata a termine il giorno dell’anniversario di fondazione del Corpo. Dico questo perché è un’operazione che ha il merito di ricordarci i valori della solidarietà e dell’accoglienza in un momento in cui questo ‘esodo’ quasi biblico divide il Paese sotto molti profili». Detto ciò, però, per il magistrato «non dobbiamo mai dimenticare i nostri doveri di solidarietà e di accoglienza, ricordarci che queste operazioni servono a reprimere un fenomeno di gravissimo sfruttamento che, ovviamente, non fa assolutamente onore al nostro Paese. Il fatto che l’Arma dei Carabinieri, con molti sacrifici, lavorando in condizioni estremamente difficili, sia riuscita a disarticolare un organizzazione che per quanto piccola riusciva a sfruttare il lavoro di questi nostri fratelli credo che sia un fatto che ci deve inorgoglire, soprattutto in funzione della legislazione del nostro Paese che è ispirata a questi sentimenti di solidarietà». Inoltre, «il fatto stesso di prevedere una fattispecie particolare, il 630 bis, che punisce, appunto, queste forme di intermediazione parassitaria per lo sfruttamento del lavoro – ha concluso Sferlazza – è un fatto che fa onore ad una legislazione che, ripeto, è ispirata a sentimenti di fraternità e di accoglienza».

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE