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VIBO VALENTIA – In Italia l’unica volta che venne arrestato fu nel 2009, per un reato che giura di non aver commesso: l’incendio in una zona boschiva. Lui, straniero, neppure quarantenne, tendenze alcoliste. Trovato in possesso di un coltello a serramanico. Quella sera ospite nell’appartamento fatiscente di un connazionale, che gli aveva offerto riparo e ristoro, senza che ai carabinieri riuscisse a spiegare da cosa e perché. Accadde nella Locride. In gattabuia ci rimase poco. Perché egli rispondeva alle logiche della ‘ndrangheta vibonese che, evidentemente, gli assicurò una efficace difesa e la liberazione in tempi brevi. All’apparenza un balordo qualunque, uno sbandato, gomito alto ed un accendino in tasca: il piromane perfetto.  

Non era, però, un piromane.  E rientrato nel Vibonese, nel contesto dal quale intendeva fuggire, si costituì alle forze dell’ordine per ciò che era. Un killer pentito dei reati commessi che forse nessuno gli avrebbe mai contestato. Un azionista della malavita, assoldato per uccidere al prezzo di poche centinaia di euro, da spendere per ubriacarsi e mangiare. E’ collaboratore di giustizia da allora, da tre anni suonati, sottoposto al programma di protezione. Si chiama Peter Cachko e viene dall’Europa dell’Est. Nacque quarant’anni fa nell’allora Cecoslovacchia, repubblica socialista nella quale crebbe in un contesto familiare segnato dai drammi e dalla fame. Fondamentalmente un ladro, che campava alla giornata e che finì in cella più d’una volta. Stava meglio dentro che fuori. 

IL SERVIZIO COMPLETO, A FIRMA DI PIETRO COMITO, SULL’EDIZIONE CARTACEA DI OGGI DEL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA.

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