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POTENZA – Turni di lavoro che passano da 15 a 20, mille assunzioni “strutturali” e – proprio per chi lavorerà anche la domenica pomeriggio – la possibilità di accrescere il salario di circa 1.400 euro all’anno.
Sono i tre pilastri “materiali” dell’intesa che oggi, con la firma da parte della Rsa, rilanciano definitivamente lo stabilimento di Melfi di Fiat Chrysler Automobiles, facendone la “punta” del gruppo in Italia per conquistare – o riconquistare – quote di mercato (anche in America) con la Jeep Renegade e la 500X.
La firma dell’accordo fra azienda e Rsa è poco più che una formalità dopo l’intesa raggiunta nella passata settimana dai vertici nazionali dei sindacati (esclusa la Fiom, che l’ha duramente criticata). Ma a Melfi, in Basilicata – e forse non solo a Melfi e in Basilicata – ha un sapore diverso.
Gianluca Ficco e Marco Lomio (Uilm nazionale e lucana) non hanno esitato a definirla «una svolta per l’industria dell’auto in Italia e per il lavoro». Fresca di successo nelle elezioni per la Rsa alla Fca di Melfi, la Uilm esalta con tutte le forze la bontà dell’accordo e puntualizza: l’aumento dei turni da 15 a 20 e l’arrivo di quello della domenica pomeriggio (che i lavoratori, nelle assemblee dei giorni scorsi, non hanno accolto con gioia, manifestando anzi il loro dissenso) non va demonizzato perché non stravolge la vita.
In pratica – dice la Uilm – «un operaio lo farà una volta ogni otto settimane: un sacrificio accettabile se si considerano i benefici generali» (l’aumento dell’occupazione) e particolari (i 1.400 euro di salario in più all’anno). Infine, la Uilm non ha risparmiato critiche – non esplicite – alla Fiom e a quanti «hanno pregiudizialmente remato contro ogni ipotesi di accordo».
Per Antonio Spera (Ugl), per gli stabilimenti Fiat comincia «un periodo che promette garanzie». Ancora più esplicita la Fim-Cisl, con Ferdinando Uliano, che ha definito le scelte della Fiom «un chiaro segnale politico, non sindacale».
«Più che soddisfatti» dell’accordo, dopo la firma dei loro delegati nella Rsa, anche Marco Roselli e Antonio Zenga (Fismic).
A rispondere agli entusiasmi di queste sigle sindacali ci ha pensato la Fiom che, con Michele De Palma (coordinatore nazionale gruppo Fca) e Massimo Brancato (Fiom Basilicata), ha chiesto la sospensione dell’applicazione dell’intesa, l’avvio di una «trattativa vera» che si concluda con un referendum fra i lavoratori.

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