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«OGGI da qua si paga, eh! Ve lo dico seriamente (…) L’ho fatto lavorare, là faccio lavorare… là faccio lavorare… faccio lavorare tutti i giorni i cristiani qua non abbusco niente! Sono io il capitano qua, non sono gli altri!» 

E’ agli arresti domiciliari da ieri mattina con l’accusa di estorsione Teodoro Gabriele Barbetta, 37enne di Melfi, titolare di una rivendita d’auto. 

A “incastrarlo” è stata un’intercettazione involontaria, propiziata da un fioraio ambulante di Terlizzi, che aspirava soltanto a vendere la sua merce in zona stazione. Per questo di fronte a Barbetta che gli chiedeva soldi per continuare a lavorare ha preso il telefono e ha chiamato subito Massimo Pocchiari, considerato vicino al clan Di Muro-Delli Gatti. Ma Pocchiari in quel momento, agli inizi di novembre del 2013, era sotto controllo degli investigatori. Così la voce di Barbetta, che continuava a ripetere la sua richiesta di denaro, è stata captata “in modalità ambientale” dal microfono del cellulare ed è finita tra le intercettazioni dell’inchiesta Oscar. 

Se il fioraio abbia dovuto pagare lo stesso o Pocchiari l’abbia fatto desistere non è chiaro. Ma è grazie a lui che gli agenti della sezione anticrimine della squadra mobile sono riusciti a ricostruire il senso anche di altre intercettazioni di pochi giorni prima, quando Barbetta avrebbe chiesto una tassa di “50 euro” a un altro commerciante ambulante, questa volta un fruttivendolo di Canosa, che ambiva a un posto per il suo banchetto in zona Bagno, sempre a Melfi. 

Anche qui si è trattato di un caso fortuito, perché intercettando il cellulare di Sabino Sapio, da ieri ai domiciliari per droga, gli investigatori hanno registrato le lamentele del fruttivendolo dopo che «uno zingaro» gli aveva fatto visita presentandosi come chi «comanda lì». Sapio avrebbe avvisato subito Sergio Cassotta, fratello maggiore di Massimo e suo vicario, secondo gli inquirenti a causa della detenzione. Peraltro già a processo proprio per estorsione con l’aggravante mafiosa. 

Stando a quanto emerso in altre 2 telefonate Cassotta avrebbe offerto il suo aiuto al fruttivendolo e avrebbe affrontato lo stesso Barbetta. Nella prima Lorenzo Sapio racconta il fatto ad Antonio Cassotta. Nella seconda invece è Cassotta a parlare con lo zio che gli conferma tutto aggiungendo che avrebbe dovuto “schiattare” il Barbetta.

A Melfi il pizzo sui commercianti non è un affare per tutti.

l.amato@luedi.it

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