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REGGIO CALABRIA – Il Tribunale di Reggio Calabria presieduto da Silvana Grasso ha pesantemente punito i presunti affiliati alla cosca Serraino di Reggio Calabria, tutti imputati nel procedimento “Epilogo”. Dopo alcune ore di camera di consiglio, il Collegio ha condannato tutti gli imputati, comminando pene per oltre 100 anni di carcere e avvalorando l’impianto accusatorio portato avanti dal sostituto procuratore della Dda, Giuseppe Lombardo. 

Il Tribunale ha dunque condannato Alessandro Serraino – figlio del defunto boss Domenico Serraino – considerato il capo della cosca, a 18 anni di reclusione, Demetrio Serraino, ritenuto l’elemento di congiunzione tra il passato e il presente del clan, a 16 anni di reclusione, Francesco Tomasello (15 anni), Giovanni Siclari (13 anni), Antonio Alati (15 anni). Condannati anche i due imputati che avrebbero rappresentato il vertice delle giovani leve dei Serraino, Fabio Giardiniere, cognato di Alessandro Serraino, e Maurizio Cortese, il giovane che più di tutti ha condizionato l’andamento del dibattimento in questi mesi: per il primo, il Tribunale ha disposto la condanna più dura a 26 anni di carcere, mentre il secondo è stato condannato a 23 anni e 8 mesi anni di reclusione. 
Si conclude così un lungo dibattimento, scaturito da un’operazione che nel settembre 2010 portò a 22 arresti da parte dei Carabinieri che andarono a colpire uno dei casati storici della ‘ndrangheta reggina, la cosca Serraino. Il procedimento consta di una serie molto ampia di intercettazioni telefoniche e ambientali, di diversi accertamenti svolti dai militari dell’Arma, nonché delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Vittorio Fregona, Antonino Lo Giudice, Consolato Villani e Roberto Moio che verranno ascoltati nell’ambito del dibattimento per coloro i quali hanno scelto il rito ordinario. 
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