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CATANZARO – La conferma della condanna a 30 anni di reclusione inflitta in primo grado è stata chiesta dal Pg di Catanzaro nel processo d’appello a carico di Daniele Gatto, 33 anni, che il 30 ottobre 2011 strangolò a Lamezia Terme l’ex fidanzata, Adelina Bruno, 27. Gatto, che infierì sul corpo della ragazza, è accusato di omicidio volontario, aggravato dai fucili motivi. Alla richiesta del pg si è associata la parte civile. Il processo riprenderà il 3 aprile.

In primo grado Gatto aveva evitato l’ergastolo grazie alla scelta del rito abbreviato (LEGGI). Nel corso del processo una perizia psichiatria ha stabilito che Gatto quel giorno uccise conspevolamente.

Erano le 7 della mattina del 31 ottobre 2011 quando Gatto si presentò in commissariato dicendo di aver «picchiato» ma non ucciso la donna con la quale aveva una relazione da circa un anno. Il padre della ragazza uccisa già nella serata del 30 ottobre si era presentato in commissariato per denunciare il mancato rientro a casa della figlia. Un mancato rientro comunicato dallo stesso fidanzato che si era recato a casa della famiglia della vittima per cercare Adele dicendo di non averla vista nonostante avesse avuto con lui un appuntamento.

 Invece Daniele Gatto quella sera aveva già ucciso la sua fidanzata. La confessione arrivò la mattina seguente su consiglio di uno zio sacerdote. Daniele Gatto, disoccupato, separato e con un figlio, avrebbe dovuto festeggiare il compleanno della sua ragazza proprio il giorno in cui la uccise. La tragedia si consumò fra le 18 e le 20 di domenica 30 ottobre 2011 quando i due fidanzati erano usciti nel tardo pomeriggio. Giunti in un posto isolato a bordo dell’auto di lui, fra le campagne di via Felice Montesanti, i due avrebbero avuto una lite all’interno dell’auto conclusasi con la tragica morte della ragazza, il cui corpo fu trovato dalla polizia sotto un albero d’ulivo e vicino a un casolare diroccato

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