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POTENZA – Si è tenuta la manifestazione organizzata dai comitati cittadini e dalle diverse comunità lucane, danneggiate dai tagli imposti dalla società di poste e telecomunicazioni. Filiali aperte a giorni alterni o chiuse, improvvisamente; ecco gli effetti del piano di razionalizzazione di Poste Italiane in Basilicata. 
Così, la popolazione rurale e soprattutto gli anziani, che da settimane vivono un isolamento senza precedenti, hanno dovuto privarsi di quei punti di riferimento delle piccole comunità: gli uffici postali. Difendere i propri diritti e pretendere delle motivazioni da Poste Spa – che non ha voluto neppure partecipare all’incontro previsto ieri, presso i palazzi della Regione – è stata la motivazione che ha spinto amministratori, sindacalisti e cittadini alla mobilitazione. 
Un atteggiamento arrogante e ingiustificabile, quello assunto dai rappresentanti di  Poste Italiane, che hanno disertato l’appuntamento voluto dal primo cittadino di  Potenza, insieme ai sindaci dei comuni interessati e alla popolazione. 
Ma la protesta non si ferma: più di 1000 i cittadini che hanno manifestato nonostante il freddo e la pioggia, partendo in corteo da via del Gallitello per raggiungere il piazzale della Regione Basilicata in via Verrastro, dando spazio pubblicamente agli interventi degli amministratori e ai diversi comitati cittadini, sorti per combattere i provvedimenti di Poste Italiane.
Giunti a Potenza da tutta la Basilicata i manifestanti hanno bloccato il traffico e fatto rumore anche con i trattori, perché sono i cittadini dei borghi ad essere i più danneggiati dai tagli (sono state chiuse ben 50 zone di recapito) e vogliono poter fruire dei servizi postali, avere la possibilità di depositare i risparmi e ritirare le pensioni senza dover fare ore di fila, presso altri sportelli. Riconsegnare le tessere elettorali in segno di protesta e ritirare i propri conti dagli uffici postali, questa la linea scelta anche dalla comunità di Possidente che ha già provato ad agire in tal senso, senza successo (tale diritto è stato negato dagli operatori che, a Lagopesole, avrebbero addotto motivazioni burocratiche per non consentire il ritiro dei risparmi degli utenti di Possidente).
Ma dalla sala Sinni, del Dipartimento Attività Produttive, l’incontro tra  Anci, Provincia e Regione Basilicata va avanti anche in assenza dell’atteso interlocutore. Non accettare passivamente la decisione di Poste Italiane è ciò che le istituzioni a livello provinciale e regionale stanno cercando di fare da tempo, ma i risultati?
«Abbiamo sbagliato tutti. Non abbiamo costruito una base solida per discutere in tempo utile il piano di razionalizzazione di Poste Italiane» – spiega Giannino Romaniello, Capogruppo Sel, che ha voluto stimolare il dibattito con i sindaci e i parlamentari presenti. «Prendere atto della chiusura netta di Poste Italiane, constatando che non si parla più di trattative, ma di conflitto con la Spa, deve servire a far sì che istituzioni e cittadini utilizzino la linea dura, al fine di ostacolare il piano di razionalizzazione. Non si può lasciare tutto com’è, ma è necessario rispondere alle azioni di Poste Italiane la cui logica è meramente quella di una società privata» – conclude Romaniello. 
L’On. Vincenzo Viti, invece, si esprime sulla questione auspicando un “piano alternativo” della Regione, ribadendo l’impegno dei parlamentari e del presidente De Filippo sul fronte Poste.  L’assessore alla Formazione e alle Politiche del Lavoro, dunque, vorrebbe rispondere alla Spa spiegando le ragioni della Basilicata e valutando i dati di quei comuni i cui uffici postali sono tutt’altro che in passivo. «La Basilicata si era impegnata in una trattativa che sembrava promettente e che, incomprensibilmente, è precipitata. Si deve ottimizzare, non razionalizzare; pertanto, è necessaria una “proposta alternativa” a quella della società di poste e telecomunicazioni» – conclude Viti, suggerendo un documento che riprenda in pieno le obiezioni dei lucani, insieme al ricorso al Tar dei sindaci della Basilicata. 
Dunque, parlamentari e amministratori devono chiedere nuovamente la riattivazione di quel tavolo, aperto in precedenza con l’Amministratore delegato del Gruppo Poste Italiane, Massimo Sarmi. Dall’altra parte è importante considerare l’atteggiamento di  chiusura, di cui hanno chiaramente preso atto non solo i cittadini, ma anche le istituzioni, soprattutto in quest’ultima occasione. 
La faccenda degli Uffici Postali lucani, non si chiude ma, anzi, raccoglie le nuove istanze dei sindaci presenti, che chiedono nuovamente il sostegno delle istituzioni.
La preoccupazione è  l’impoverimento progressivo dei servizi, che danneggeranno ancor di più alcuni territori della Basilicata, creando disagi ai cittadini. 
Santarsiero ha voluto ricordare i dati (la cui fonte è sempre Poste Italiane) che evidenzierebbero come l’attività di alcuni Uffici, presi di mira dalla Spa, hanno invece volumi medi di attività al di sopra di quelli necessari per definire improduttiva una filiale. Ad esempio, già gli uffici di Possidente, Bella e Sant’Antonio Casalini superavano di gran lunga le 44 attività giornaliere, i 25 clienti e le 44 operazioni di pensioni. Ma allora perché chiudere?
L’interrogativo rimane, mentre Poste Italiane tace.
Antonella Rosa

LA manifestazione organizzata dai comitati cittadini e dalle diverse comunità lucane, danneggiate dai tagli imposti dalla società di poste e telecomunicazioni, ha tenuto occupata Potenza. Filiali aperte a giorni alterni o chiuse, improvvisamente; ecco gli effetti del piano di razionalizzazione di Poste Italiane in Basilicata. Così, la popolazione rurale e soprattutto gli anziani, che da settimane vivono un isolamento senza precedenti, hanno dovuto privarsi di quei punti di riferimento delle piccole comunità: gli uffici postali. Difendere i propri diritti e pretendere delle motivazioni da Poste Spa – che non ha voluto neppure partecipare all’incontro previsto ieri, presso i palazzi della Regione – è stata la motivazione che ha spinto amministratori, sindacalisti e cittadini alla mobilitazione. Un atteggiamento arrogante e ingiustificabile, quello assunto dai rappresentanti di  Poste Italiane, che hanno disertato l’appuntamento voluto dal primo cittadino di  Potenza, insieme ai sindaci dei comuni interessati e alla popolazione. Ma la protesta non si ferma: più di 1000 i cittadini che hanno manifestato nonostante il freddo e la pioggia, partendo in corteo da via del Gallitello per raggiungere il piazzale della Regione Basilicata in via Verrastro, dando spazio pubblicamente agli interventi degli amministratori e ai diversi comitati cittadini, sorti per combattere i provvedimenti di Poste Italiane.Giunti a Potenza da tutta la Basilicata i manifestanti hanno bloccato il traffico e fatto rumore anche con i trattori, perché sono i cittadini dei borghi ad essere i più danneggiati dai tagli (sono state chiuse ben 50 zone di recapito) e vogliono poter fruire dei servizi postali, avere la possibilità di depositare i risparmi e ritirare le pensioni senza dover fare ore di fila, presso altri sportelli. Riconsegnare le tessere elettorali in segno di protesta e ritirare i propri conti dagli uffici postali, questa la linea scelta anche dalla comunità di Possidente che ha già provato ad agire in tal senso, senza successo (tale diritto è stato negato dagli operatori che, a Lagopesole, avrebbero addotto motivazioni burocratiche per non consentire il ritiro dei risparmi degli utenti di Possidente).Ma dalla sala Sinni, del Dipartimento Attività Produttive, l’incontro tra  Anci, Provincia e Regione Basilicata va avanti anche in assenza dell’atteso interlocutore. Non accettare passivamente la decisione di Poste Italiane è ciò che le istituzioni a livello provinciale e regionale stanno cercando di fare da tempo, ma i risultati?«Abbiamo sbagliato tutti. Non abbiamo costruito una base solida per discutere in tempo utile il piano di razionalizzazione di Poste Italiane» – spiega Giannino Romaniello, Capogruppo Sel, che ha voluto stimolare il dibattito con i sindaci e i parlamentari presenti. «Prendere atto della chiusura netta di Poste Italiane, constatando che non si parla più di trattative, ma di conflitto con la Spa, deve servire a far sì che istituzioni e cittadini utilizzino la linea dura, al fine di ostacolare il piano di razionalizzazione. Non si può lasciare tutto com’è, ma è necessario rispondere alle azioni di Poste Italiane la cui logica è meramente quella di una società privata» – conclude Romaniello. L’On. Vincenzo Viti, invece, si esprime sulla questione auspicando un “piano alternativo” della Regione, ribadendo l’impegno dei parlamentari e del presidente De Filippo sul fronte Poste.  L’assessore alla Formazione e alle Politiche del Lavoro, dunque, vorrebbe rispondere alla Spa spiegando le ragioni della Basilicata e valutando i dati di quei comuni i cui uffici postali sono tutt’altro che in passivo. «La Basilicata si era impegnata in una trattativa che sembrava promettente e che, incomprensibilmente, è precipitata. Si deve ottimizzare, non razionalizzare; pertanto, è necessaria una “proposta alternativa” a quella della società di poste e telecomunicazioni» – conclude Viti, suggerendo un documento che riprenda in pieno le obiezioni dei lucani, insieme al ricorso al Tar dei sindaci della Basilicata. 

 

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