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CATANZARO – Una denuncia lanciata da Pino Masciari, imprenditore calabrese testimone di giustizia in numerosi processi alla ‘ndrangheta, rischia di dover vendere la propria abitazione per poter pagare un vecchio debito che, secondo quanto riferito dallo stesso testimone di giustizia, sarebbe da ritenere come soggetto a tassi usurai. La magistratura gli ha dato ragione, attestando che si trattava di un debito usurario e lo Stato avrebbe dovuto farsene carico, essendo stato Masciari, dal 1997 al 2010, inserito nel programma di protezione per i testimoni di giustizia. Le sue denunce sono costate il carcere a diversi boss della ‘ndrangheta. Dal 2010 è fuori dal programma ma vive tuttora sotto scorta in una località segreta. Il testimone spiega che «nell’agosto scorso le autorità mi hanno cosigliato di rientrare in Calabria. Vivo da esiliato per aver denunciato le mafie. Le mie denunce hanno coinvolto mafiosi e uomini delle istituzioni loro complici e ne sto pagando le conseguenze. Ho perso tutto». Oggi Masciari in passato titolare di diverse imprese di costruzioni in Italia e all’estero dice di sentirsi tradito dallo Stato. Lo insegue quel vecchio debito nei confronti di un fornitore. «Un decreto prefettizio – dichiara – e diverse sentenze hanno attestato che si trattava di vera e propria usura, perchè il debito è sei volte l’importo iniziale. Oggi, dopo 20 anni e dopo essere diventato un’icona della legalità, continuo a pagare un debito usurario di cui avrebbe dovuto farsi carico lo Stato. Non so se per un disguido o per altro, questo debito – dichiara – è rimasto escluso dall’intervento statale. Per venti anni hanno provato a logorarmi con il fallimento, che, come è stato accertato da sentenze, da documenti istituzionali e dalle relazioni della Commissione parlamentare antimafia, è conseguenza alla ribellione contro il potere mafioso. Ora sono costretto a pagare una pendenza relativa al fallimento stesso ad un tasso usurario che potrebbe costringermi a vendere la casa. Le istituzioni preposte – spiega – non intervengono barricandosi dietro questioni formali. Hanno vinto loro, i mafiosi – dice – non contro Pino Masciari ma contro chi ha confidato nella legalità e nella giustizia dello Stato».

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