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LA domanda, dice, sarebbe stata «spontanea». Dopo «molteplici fughe di notizie registrate in prossimità degli atti garantiti» che riguardavano il sostituto procuratore generale della Corte d’appello di Potenza, perchè «poi nulla è più trapelato sugli organi di informazione?». Nessun riferimento, dice, così, Gaetano Bonomi, «dopo le reiterate denunzie agli organi competenti, in relazione agli altri interrogatori, pure previsti per gli altri colleghi interessati dall’indagine».
In una lunga nota, Bonomi si chiede se si sia trattato di «improvvisa mancanza di interesse o di fondata paura per le conseguenze di ulteriori eventuali abusi collegati alle possibili fughe di notizie da parte di chi, essendo comunque a conoscenza degli atti compiuti, aveva interesse a tenere alto il livello mediatico», pur «essendo forse contemporaneamente obbligato al segreto di ufficio». Soprattutto su «un’indagine dai contenuti del tutto esigui». Bonomi ha denunciato quelli che ritiene abusi presso «gli organi chiamati a valutare i fatti» in cui «la circostanza sicuramente provocherà conseguenti riflessioni».
La differenza di trattamento, spiega, sta nel fatto che alcuni interrogatori sono stati secretati e altri no. «Ho constatato con piacere – scrive – che addirittura gli atti delle audizioni di alcuni testimoni, avvenute presso la Questura di Potenza (sabato scorso, ndr) sono stati “secretati”, proprio come io auspicavo espressamente che fosse secretato anche l’interrogatorio da me reso il 2 novembre scorso, atto che invece sembra essere divenuto ghiotto pasto di alcuni organi di informazione». In quell’occasione si seppe che alcune domande dell’interrogatorio riguardavano consulenze professionali che sarebbero state ottenute dalla figlia di Bonomi. «Ad opera di chi? Questo sicuramente lo stabiliranno altri magistrati in tempi brevi, avendo tutti gli elementi per poterlo accertare. Quello che mi piace rilevare nella specie è come, al di là di qualsiasi possibile speculazione dei soliti addetti ai lavori, ancora una volta quella sacrosanta tutela che tutti i padri devono ai loro figli ha prodotto concreti e tangibili risultati, essendo a mio avviso del tutto inconcepibile che la vita di un figlio possa essere in qualche misura impunemente mortificata senza che intervenga un’ implacabile reazione della famiglia». Il «punto di riferimento», dice Bonomi, resta «Filomena, madre combattente contro tutto e tutti, nel solco della memoria della povera Elisa». Sopra ogni cosa, «prima di tutto i nostri figli».

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