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IL politico Giampaolo Bevilacqua e l’avvocato Giuseppe Lucchino torneranno liberi o rimarranno in carcere? La decisione spetta ai giudici del Tribunale della Libertà di Catanzaro che si è riservato sulla richiesta di ridare la libertà (o un subordine gli arresti domiciliari) avanzata dagli avvocati Francesco Gambardella e Paolo Mascaro, difensori di Bevilacqua, e il solo Gambardella per Lucchino. I legali dei due indagati hanno discusso ieri al Riesame sulle esigenze cautelari rinunciando invece a discutere sui gravi indizi di colpevolezza. 
Giampaolo Bevilacqua si trova detenuto al carcere di Vibo con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e estorsione, nell’operazione Perseo condotta contro la cosca Giampà. . Concorso esterno in associazione mafiosa di cui deve rispondere anche l’avvocato Lucchino, chiamato in causa in particolare dai pentiti relativamente al sistema della truffe alle assicurazioni. Attesa quindi la decisione del Riesame sulla sussistenza o meno delle esigenze cautelari sia per l’esponente del Pdl, ex consigliere provinciale ed ed ex vicepresidente della Sacal (carica da cui è stato revocato dopo l’arresto) e per Lucchino, che avrebbe tentato pure la scalata politica candidandosi nell’Udc, al consiglio comunale alle elezioni del 2010 pagando i voti ai rom. Di Bevilacqua e Lucchino hanno parlato diversi collaboratori di giustizia fra cui l’ex boss e capo clan Giuseppe Giampà. Quasi tutte, finora, sono state rigettate le richieste di scarcerazione avanzate al Tribunale del Riesame da gran parte delle 66 persone finite in manette all’alba del 26 luglio scorso. Stanno infatti reggendo le accuse della Dda di Catanzaro. A guadagnare la libertà finora sono stati l’assicuratore Francesco Mascaro e il perito assicurativo Renato Rotundo per i quali il Tribunale della Libertà ha reso noto le motivazioni delle scarcerazioni, pronunciandosi solo per le esigenze cautelari. Così come un altro indagato, Emanuele Strangis che, come si ricorda, dal carcere è passato agli arresti domiciliari. E, come si ricorda, oltre all’associazione mafiosa, nell’operazione “Perseo” contro i clan e la zona grigia,  per alcuni indagati sono stati contestati diversi omicidi verificatisi nella guerra di mafia di Lamezia fra il 2005 e il 2011, nonchè diverse centinaia di episodi estorsivi nei confronti di attività imprenditoriali e commerciali. 
Il  concorso esterno viene contestato oltre al politico Bevilacqua e al senatore Aiello (per il quale la Dda ha fatto ricorso sul rigetto dell’arresto da parte del gip) a medici, avvocati, periti, assicuratori, carrozzieri compiacenti con il clan Giampà che, per garantire il pagamento degli stipendi ai numerosi affiliati, era stato creato un vorticoso sistema di truffe assicurative avvalendosi appunto della collaborazione dei professionisti.

LAMEZIA TERME – Il politico Giampaolo Bevilacqua e l’avvocato Giuseppe Lucchino tornano liberi dopo la decisione dei giudici del Tribunale della Libertà di Catanzaro che hanno accolto la richiesta avanzata dagli avvocati Francesco Gambardella e Paolo Mascaro. I legali dei due indagati hanno discusso martedì al Riesame sulle esigenze cautelari rinunciando invece a discutere sui gravi indizi di colpevolezza. 

 

Giampaolo Bevilacqua, esponente del Pdl, ex consigliere provinciale ed ed ex vicepresidente della Sacal (carica da cui è stato revocato dopo l’arresto), si trova detenuto al carcere di Vibo con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e estorsione, nell’operazione Perseo condotta contro la cosca Giampà che portò all’arresto di decine di persone (LEGGI L’ARTICOLO). Concorso esterno in associazione mafiosa di cui deve rispondere anche l’avvocato Lucchino, chiamato in causa in particolare dai pentiti relativamente al sistema della truffe alle assicurazioni.Secondo l’accusa avrebbe tentato pure la scalata politica candidandosi nell’Udc, al consiglio comunale alle elezioni del 2010 pagando i voti ai rom. 

Di Bevilacqua e Lucchino hanno parlato diversi collaboratori di giustizia fra cui l’ex boss e capo clan Giuseppe Giampà. Quasi tutte, finora, sono state rigettate le richieste di scarcerazione avanzate al Tribunale del Riesame da gran parte delle 66 persone finite in manette all’alba del 26 luglio scorso. Stanno infatti reggendo le accuse della Dda di Catanzaro. A guadagnare la libertà finora sono stati l’assicuratore Francesco Mascaro e il perito assicurativo Renato Rotundo per i quali il Tribunale della Libertà ha reso noto le motivazioni delle scarcerazioni, pronunciandosi solo per le esigenze cautelari. Così come un altro indagato, Emanuele Strangis che dal carcere è passato agli arresti domiciliari. 

Oltre all’associazione mafiosa, nell’operazione “Perseo” contro i clan e la zona grigia,  per alcuni indagati sono stati contestati diversi omicidi verificatisi nella guerra di mafia di Lamezia fra il 2005 e il 2011, nonchè diverse centinaia di episodi estorsivi nei confronti di attività imprenditoriali e commerciali. Il  concorso esterno viene contestato oltre al politico Bevilacqua e al senatore Aiello (per il quale la Dda ha fatto ricorso sul rigetto dell’arresto da parte del gip) a medici, avvocati, periti, assicuratori, carrozzieri compiacenti con il clan Giampà che, per garantire il pagamento degli stipendi ai numerosi affiliati, era stato creato un vorticoso sistema di truffe assicurative avvalendosi appunto della collaborazione dei professionisti.

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