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ROMA – I carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale di Cosenza e del Ros stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare a carico di componenti di un’organizzazione criminale dedita al traffico illecito di reperti trafugati dalle più importanti aree archeologiche della Calabria.

Al centro delle indagini un articolato sodalizio criminale, diretta emanazione della cosca “Mancuso”, egemone nella provincia di Vibo Valentia.

Sono in corso numerose perquisizioni nelle province di Vibo Valentia, Catanzaro, Reggio Calabria, Napoli, Avellino, Roma e Asti.

Tra le persone finite in manette il boss Pantaleone Mancuso, di 78 anni, detto «Vetrinetta», uno dei capi storici dell’omonima cosca della ‘ndrangheta. Ai domiciliari anche l’archeologo Giuseppe Braghò, noto per i suoi studi sui Bronzi di Riace, Francesco Staropoli (56) e Giuseppe Tavella (54).

Nell’operazione, denominata «Purgatorio», è coinvolta anche una persona di nazionalità svizzera, Luigi Fabiano, residente a Berna: si tratta di un trafficante internazionale di reperti archeologici e che, nel caso specifico, si sarebbe interessato a ritrovamenti effettuati in Calabria. Nei suoi confronti è stata applicata la misura cautelare del divieto di dimora nel territorio comunale di Vibo Valentia.

Nel corso delle indagini è stata effettuata anche una rogatoria internazionale con la Procura di Thun (Berna) che ha portato ad una perquisizione nell’abitazione del trafficante svizzero. I reperti trovati nell’abitazione dell’uomo, che gli erano stati inviati direttamente dalla Calabria, sono stati sequestrati e riportati in Calabria. Durante le perquisizioni, che hanno riguardato diverse
province italiane, sono stati trovati anche metal detector e altro materiale utilizzato dall’organizzazione criminale per la ricerca di reperti archeologici.

L’inchiesta della Dda di Catanzaro nell’ambito della quale sono stati effettuati gli arresti è stata coordinata dai due procuratori aggiunti, Vincenzo Luberto e Giovanni Bombardieri, e dal sostituto Camillo Falvo. 

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