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I carabinieri del reparto operativo del Noe di Potenza hanno eseguito questa mattina perquisizioni tra Basilicata e Campania, con dodici arresti. Le ordinanze sono state emesse dal gip su richiesta della procura distrettuale antimafia: la Dda indaga per competenza, visto il tipo di reato che è associazione a delinquere finalizzata all’attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti. 

L’operazione è il risultato di un lavoro partito durante la crisi dei rifiuti del 2010. Secondo gli investigatori i rifiuti, anziché venire triturati e vagliati.In particolare hanno percepito 4,5 milioni di euro in poco più di un anno (tra il 2010 e il 2011) dagli enti locali per smaltire i rifiuti solidi urbani e trasferirli nelle discariche della Basilicata, senza però trattarli prima del conferimento. Per questo cinque persone sono state arrestate stamani dai Carabinieri (tre sono in carcere e due ai domiciliari), accusate a vario titolo di traffico illecito di rifiuti e associazione per delinquere. 

La vicenda si è svolta tra ottobre 2010 e dicembre 2011. Sono in carcere Giovanni Agoglia, di Savoia di Lucania (Potenza), responsabile del centro di trasferenza di Tito (Potenza), Giovanni Castellano, di Matera, titolare dell’azienda che gestiva la discarica di Salandra (Matera), e Cosimo Guida, di Policoro (Matera), titolare dell’azienda che gestiva la discarica di Tricarico (Matera). 

Ai domiciliari si trovano invece Gaetano Papaleo, di Lagonegro (Potenza), uno dei responsabili della discarica di Lauria (Potenza), e Bruno Longo, di Policoro, impiegato nella discarica di Tricarico.   I rifiuti venivano raccolti nei 28 comuni del Potentino, tra cui il capoluogo, che fanno parte del “Bacino centro”, e trasportati nel centro di trasferenza di Tito. L’iter previsto dalla legge imponeva quindi la separazione dell’immondizia e la vagliatura, cosa che invece non avveniva, poichè tutto veniva portato «tal quale» nelle discariche lucane, con un falso codice che avrebbe dovuto attestare il trattamento. I contributi dagli enti locali venivano però regolarmente percepiti. Per altre cinque persone è stato disposto l’obbligo di presentazione all’autorità giudiziaria, e per due il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione. Tra gli indagati, secondo quanto hanno reso noto gli investigatori, non ci sarebbe però nessun funzionario o dirigente pubblico. 

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