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POTENZA – Ladruncoli o esperti che hanno lavorato su commissione? Difficile dirlo adesso, ma il compito è affidato al nucleo tutela del patrimonio culturale. La questione è seria: il medagliere del ministro Pietro Lacava è sparito dalla sua casa natale di Corleto Perticara. Insieme a quella cornice contenente oggetti di inestimabile valore storico sono stati rubati anche altri oggetti, di valore certamente minore. E qui il primo dubbio sulla reale entità del furto: in quella casa sono custoditi oggetti importantissimi, alcuni semplicemente lasciati lì. Potrebbe quindi essere un furto su commissione “mascherato” alla perfezione per farlo sembrare opera di topi d’appartamento. Tutte supposizioni. Sta di fatto che quel medagliere, che contiene onorificenze italiane e straniere di valore altissimo, contiene degli indizi che lo rendono unico e facilmente rintracciabile. Tant’è che collezionisti di mezzo mondo sono stati già avvisati. Perché il mercato di questi oggetti sta tutto lì, nel collezionismo di alto profilo.

IL LUOGO – Pietro Lacava in quella casa di Corleto Perticara c’era nato nel 1835, e ci era cresciuto assieme al fratello Michele, garibaldino, storico e studioso di archeologia. Ed è stato anche il luogo dove si preparò l’insurrezione lucana del 1860 a favore dell’Unità d’Italia.

In questa casa fu ospitato Giuseppe Zanardelli nel suo passaggio in Basilicata per constatare lo stato di una delle regioni più povere del Mezzogiorno, viaggio in cui lo accompagnò proprio il ministro Lacava.

Ed è proprio qui che Ida Lacava, unica figlia del ministro, custodì il patrimonio di suo padre. La stessa mise in ordine le medaglie all’iterno di una cornice. Tant’è che alcune sono disposte non nell’ordine giusto, fatto che rende estremamente riconoscibile, oltre alla sua unicità, l’itero manufatto. Alla sua morte le proprietà passarono all’Istituto di Cultura e formazione Religiosa, Educativa e Morale del Popolo con sede a Campomorone in provincia di Genova.

IL FATTO – Il furto, molto probabilmente, risale a settembre dello scorso anno. Questo perché le religiose furono avvertite riguardo un’irruzione nella casa, ma un controllo dei carabinieri non sembrò destare alcuni sospetti. In realtà, solo oggi, è stata scoperta la clamorosa mancanza al ritorno delle religiose all’interno del palazzo. La questione quindi è già vecchia di suo, e sembra che non ci siano segni o tracce utili ad individuare i colpevoli. Oltre al medagliere sono spariti altri oggetti, ma tutti di scarso valore.

IL “TESORO” – Un ochcio esperto sarebbe capace di riconoscerlo subito, anche soltanto per la posizione delle medaglie, che in alcuni casi non sono associate alle preziosissime fasce di riferimento. E questo perché fu proprio la figlia Ida a comporre, alla morte del ministro, il medagliere. Perché se proprio si dovesse dare un valore economico al medagliere si potrebbe partire dalle fasce, alcune rarissime e introvabili, prima ancora delle stesse medaglie. Ce ne sta una poi che è quasi impossibile da trovare, un preziosissimo oggetto che potrebbe fare gola a tantissimi collezionisti. Ma di cosa si tratta?

In primo luogo ci sono le fasce da Cavaliere di Gran Croce o di prima Classe, ovvero uno dei gradi più elevati dell’ordine cavalleresco. Nel medagliere ce ne sono otto. Poi ci sono le fasce di Gran Croce in raso con le relative placche metalliche a  smalti colorati. Si tratta dell’Ordine del Salvatore di Grecia, Ordine di prima Classe di Sant’Anna di Russia, il rarissimo Ordine della Corona di Prussia, l’Ordine equestre di San Marino, l’Ordine della Corona d’Italia, l’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.

SEGNI PARTICOLARI – Abbinati alle fasce dell’Ordine del Salvatore e di San Marino ci sono due placche non corrispondenti, ovvero i pendenti dell’Ordine di Medjidiyye, conferito dall’Impero Ottomano, e dell’Ordine della Stella di Romania. Anche i pendenti della Corona d’Italia e di San Marino risultano accoppiati impropriamente.

In alto, in prima fila, sono esposti un paio di distintivi e sette medaglie tra commemorative e campagne risorgimentali, una è la Campagna per l’Indipendenza per l’Unità d’Italia con la fascetta del 1860, a ricordo della partecipazione del Ministro alla campagna garibaldina della Bassa Italia nei giorni dell’Insurrezione Lucana e la Medaglia data per la liberazione di Roma (Agro Romano) con la Breccia di Porta Pia nel 1870.

A giudicare dalla lista si può capire l’elevata importanza di questo medagliere, che in sostanza è un pannello rivestito da un tessuto broccato rosso porpora e contenuto in una bacheca di vetro.

LA DICHIARAZIONE – «Sono davvero dispiaciuto per l’accaduto che ci priva di un pezzo importante di storia politica  non solo della nostra regione, ma nazionale». Sono el parole di Rocco Galasso, presidente del Centro Studi Storico Militari “ G. Salinardi”, che ha avuto in custodia i cimeli dei fratelli Lacava.

«Il Ministro Lacava, per i tempi che aveva vissuto, fu sicuramente uno degli uomini politici in grado di ricevere attestazioni di profonda stima a livello internazionale, come lo dimostrano le concessioni di altissime decorazioni  estere (prussiane, turche, greche, russe).

Nel consultarmi con uno dei maggiori cultori di militaria ed esperto di Ordini e Decorazioni ho avuto ancor più conferma della rarità di alcuni pezzi. Sarebbe cosa gravissima , nonché bruttissima,  non poterli più ritrovare.

Quel medagliere è stato amorevolmente custodito nei cento anni che vanno dalla morte del Ministro (avvenuta nel 1912) ai nostri giorni. Le religiose che hanno ricevuto l’immobile hanno avuto sempre grande attenzione e prudenza con i beni loro affidati. Anche le concessioni del materiale che hanno voluto affidare, mio tramite, per l’esposizione presso il Museo Provinciale, sono avvenute con un forte senso di responsabilità ed all’insegna delle migliori garanzie di proprietà e di buona custodia.

Confido molto nell’opera di recupero di questo patrimonio storico. I carabinieri sapranno fare del loro meglio. Lo spero vivamente».

v.panettieri@luedi.it

 

 

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