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PAOLA – Le urla e gli schiamazzi hanno subito attirato l’attenzione dei vicini e di alcuni passanti. Giunti sul posto i sanitari del 118 hanno immediatamente prestato le cure all’uomo, sanguinante ma cosciente. Inevitabilmente si era pensato al peggio, ma le ferite da arma da taglio riscontrate sulle braccia e sulla testa non erano profonde. A sferrarle era stata la figlia di 22 anni, in preda ad un improvviso scatto d’ira. E’ quanto accaduto ieri mattina, poco dopo le 10, in Rione Croce. I protagonisti di questa triste e raccapricciante storia sono Domenico Corno, 49 anni, e la figlia Vanessa, 22. L’uomo è diviso dalla moglie da alcuni anni. Una separazione che forse ha influito sullo stato psicologico della giovane, in cura al centro di igiene mentale di Paola. Il comportamento aggressivo che la stessa ha assunto ieri mattina, sarebbe stato dunque una estemporanea reazione ad un disagio interiore. Padre e figlia, ieri mattina intorno alle 10, si trovavano a casa. Secondo quanto si è appreso l’uomo aveva raccomandato alla ragazza di prendere alcune medicine. Si era poi allontanato per parlare al cellulare, ma improvvisamente, con un coltello da cucina alla mano e in preda a un raptus, la figlia si avventava da dietro e lo accoltellava per ben quattro volte, ferendolo alla testa e alle braccia, fortunatamente non in maniera profonda. Ad evitare la peggio erano la pronta reazione della vittima, che si era divincolata, e la giovane che non riusciva ad imprimere forza ai quattro fendenti. Il malcapitato quarantanovenne usciva subito dalla casa e si recava sull’arteria stradale principale di Rione Croce, dove veniva avvistato sanguinante da due passanti, i quali, scesi dal loro veicolo, gli prestavano i primi soccorsi. Il ferito forniva così la sua versione dell’accaduto ai due uomini, che segnalavano il caso ai carabinieri, arrivati sotto la coordinazione del comandate della stazione di Paola, il maresciallo Alfio Calì. Venivano altresì allertati i sanitari del 118. L’ambulanza giungeva sul posto con l’equipe in servizio (medico Domenico Garcea, infermiera Nuccia Gentile e Michele Cariello autista soccorritore), che caricava l’accoltellato e lo trasportava al pronto soccorso, dove il medico di turno, Giovanni Milano, dopo le cure del caso prescriveva una prognosi di sette giorni. Anche la figlia veniva condotta in ospedale e poi trasportata in ambulanza presso un centro specializzato di Sciacca, in Sicilia, con una pattuglia della polizia municipale al seguito. Il trasferimento sanitario obbligatorio a tanti chilometri di distanza è stato inevitabile, poiché nessuna delle strutture più vicine, compreso il reparto di psichiatria di Cetraro, avevano posti disponibili.

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