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Palermo, 16 gen.- (Adnkronos) – “Il giudice Borsellino sapeva che cera qualcuno che voleva fare accordi con la mafia e c’erano mafiosi che erano disposti a entrare in contatto con certi personaggi”. Lo ha detto il pentito di mafia Gaspare Mutolo, proseguendo la sua deposizione in videoconferenza al processo per la trattativa tra Stato e mafia. Il collaboratore di giustizia storico, che parlò per primo con Giovanni Falcone e poi con Paolo Borsellino, racconta ai giudici del processo un episodio avvenuto nei locali della Dia nell’estate del ’92, prima della strage di cia D’Amelio. Secondo il pentito, Borsellino si sarebbe opposto a una forma di accordo tra lo Stato e Cosa nostra che si sarebbe manifestata con la dissociazione dei boss in cambio di benefici. Un accordo che sarebbe stato portato avanti da alcuni personaggi, tra cui “carabinieri e servizi segreti”. “Io ero in un altro ufficio della Dia in via Carlo Fea a Roma – racconta Mutolo – e Borsellino era in unaltra stanza. All’improvviso l’ho sentito gridare. Ho sentito parlare di dissociazione e Borsellino che diceva: ma questi sono pazzi! in maniera disgustata. Borsellino era arrabbiato, incazzato e continuava a gridare: ma che vogliono dire, che vogliono fare. Ho sentito che le persone che facevano questa richiesta erano ‘pazzi ad accettare queste cosè sulla dissociazione”. 
“Si vociferava che oltre ai siciliani ci potevano essere altri personaggi come i calabresi – prosegue ancora Mutolo – Si vociferava, si era saputo che cerano dei personaggi delle istituzioni, parlo dei Carabinieri, ma anche dei servizi segreti, di personaggi che dovevano intercedere per portare avanti il discorso della dissociazione. C’era pure prete e dei personaggi politici che dovevano portare avanti questo discorso della dissociazione e di ampliare il discorso dei collaboratori. Avevano capito che questa cosa dei collaboratori era un piega importante e la volevano bloccare prima di cominciare. Da quello che ho capito cerano personaggi, mafiosi e camorristi che avevano fatto sapere che bastava dire io mi dissocio dalla camorra o dalla mafia e potevano usufruire di una specie di amnistia, si parlava del 41 bis, una condizione che mal sopportavano i mafiosi”. (segue) 
‘I BOSS AVEVANO UN LORO RENDICONTRO CON LA DISSOCIAZIONE, VOLEVANO USCIRE DAI PROCESSI’ 
(Adnkronos) – “Lo Stato si stava preparando a fare una guerra, il dottor Borsellino ha avuto un momento di rabbia e ha detto ma sono pazzi – dice ancora Mutolo ricordando quanto accaduto nelle stanze della Dia a Roma – Quelle persone erano disposte ad accettare le condizioni poste dai capimafia che avevano il loro rendiconto. Volevano insomma uscire tranquilli da tutti i processi. Prima di uccidere Borsellino i boss erano preoccupati perchè Falcone tolse maxiprocesso a Carnevale”. Ho avuto modo di conoscere Mori, dalla Dia sentivo dire che spesso scendeva a Palermo. Non e che ci andava per prendersi il sole. I contatti che avevano i carabinieri erano diversi dai contatti del generale Mori . Scendeva a Palermo. Una volta abbiamo parlato con Borsellino e mi disse che in un paesino vicino a Palermo avevano fermato un furgoncino con centinai si di kg di esplosivo e cera lamarezza che si stava preparando qualcosa a Palermo 

CHIAMA in causa anche “i calabresi”, il pentito di mafia Gaspare Mutolo proseguendo la sua deposizione in videoconferenza al processo per la trattativa tra Stato e mafia. Nel processo in corso a Palermo, ha confermato che «Il giudice Borsellino sapeva che cera qualcuno che voleva fare accordi con la mafia e c’erano mafiosi che erano disposti a entrare in contatto con certi personaggi». Ma il collaboratore di giustizia storico, che fu l’autista di Riina e parlò per primo con Giovanni Falcone e poi con Paolo Borsellino, racconta ai giudici anche altri particolari: «Si vociferava che oltre ai siciliani ci potevano essere altri personaggi come i calabresi. Si vociferava, si era saputo che cerano dei personaggi delle istituzioni, parlo dei Carabinieri, ma anche dei servizi segreti, di personaggi che dovevano intercedere per portare avanti il discorso della dissociazione. C’erano pure un prete e dei personaggi politici che dovevano portare avanti questo discorso della dissociazione e di ampliare il discorso dei collaboratori. Avevano capito che questa cosa dei collaboratori era un piega importante e la volevano bloccare prima di cominciare. Da quello che ho capito c’erano personaggi, mafiosi e camorristi che avevano fatto sapere che bastava dire io mi dissocio dalla camorra o dalla mafia e potevano usufruire di una specie di amnistia, si parlava del 41 bis, una condizione che mal sopportavano i mafiosi».

 

Mutolo racconta poi un episodio avvenuto nei locali della Dia nell’estate del ’92, prima della strage di cia D’Amelio. Secondo il pentito, Borsellino si sarebbe opposto a una forma di accordo tra lo Stato e Cosa nostra che si sarebbe manifestata con la dissociazione dei boss in cambio di benefici: «Io – dice Mutolo – ero in un ufficio della Dia in via Carlo Fea a Romae Borsellino era in un’altra stanza. All’improvviso l’ho sentito gridare. Ho sentito parlare di dissociazione e Borsellino che diceva: ma questi sono pazzi! in maniera disgustata. Borsellino era arrabbiato, incazzato e continuava a gridare: ma che vogliono dire, che vogliono fare. Ho sentito che le persone che facevano questa richiesta erano pazzi ad accettare queste cose sulla dissociazione».

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