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MATERA – «Sapevano tutti almeno un mese prima del decreto, ma avevano avuto la consegna del silenzio, trattandosi di un segreto militare.»

Non ha avuto esitazioni, l’ex sindaco di Scanzano Jonico, Mario Altieri, sentito ieri come teste nel processo per diffamazione a mezzo stampa, intentato dall’ex presidente della Regione, Filippo Bubbico, contro i giornalisti del periodico “Il Resto”, Nino Grilli (direttore) e Nicola Piccenna (giornalista).

Nelle fasi concitate successive alla lotta contro l’ipotesi di realizzare a Scanzano il deposito nazionale delle scorie nucleari, Piccenna aveva scritto un articolo intitolato “L’alto tradimento del generale Bubbico”, dando notizia del fatto che l’allora presidente della Regione, agguerrito sostenitore della protesta, e per questo ribattezzato generale della rivolta lucana, avrebbe saputo prima dell’ipotesi, poi concretizzata dal cosiddetto Decreto Scanzano.

La fonte di Piccenna è un verbale del Consiglio dei ministri datato 13 novembre 2003, mostratogli all’epoca dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi, in cui si attestava la notizia riportata nel suo pezzo, che ieri è stato messo agli atti del giudice. Altieri, incalzato dalle domande dell’avvocato Leonardo Pinto, difensore degli imputati, ha ricostruito in maniera minuziosa con particolari anche cronologici, tutti i passaggi antecedenti il decreto, pur senza confermare quanto testimoniato nell’udienza precedente dagli ex ministri Altero Matteoli (Ambiente) e Giovanardi, davanti al giudice Debenedictis.

Anzi, mentre Matteoli dichiarava di aver avuto rapporti solo con il sindaco di Scanzano, Altieri lo smentisce, dicendo di averlo incontrato una sola volta. In forma smagliante, nonostante siano passati 11 anni, il discusso sindaco jonico è stato perentorio e chiaro: «Un mese prima del decreto, ad ottobre 2003, incontrai in municipio il generale Carlo Jean, incaricato dalla Sogin di fare un primo sopralluogo in Basilicata, per verificare la fattibilità del sito di stoccaggio delle scorie. Jean si fece un giro tra le istituzioni regionali -ha detto Altieri- dalla Regione alla Provincia e poi al Comune e quel pomeriggio mi annunciò che, molto probabilmente, le cave di salgemma a Scanzano sarebbero state prescelte, ma questa notizia era ancora coperta da segreto militare, dunque mi disse, come aveva fatto anche con gli altri, di non rivelarla ad alcuno, pena un’incriminazione per procurato allarme.

Alle ore 17 Jean lasciò il municipio ed io chiamai immediatamente Bubbico per un incontro urgente. Ci vedemmo l’indomani al bar “Basentum” sulla Basentana; con lui c’era un carabiniere di scorta, e se lo vedessi oggi lo saprei ancora riconoscere.

In quella sede Bubbico mi disse che si sarebbe dovuto necessariamente seguire la procedura e che un’eventuale decisione doveva passare per la Conferenza delle Regioni, dove lui avrebbe detto no, salvo poi subire il provvedimento. Senonchè, il 13 novembre arriva il decreto che gela tutti. -ha ribadito Altieri- Subito dopo, quando io ero già nel mirino della protesta popolare, mi arrivò anonimamente un dossier dalla Regione, in cui si attestava che nel 2001 l’ente commissionò uno studio per valutare l’idoneità del territorio al sito unico geologico (sotterraneo ndr).

Il responso fu negativo e confluì nella delibera numero 1932 del 10 ottobre 2001, sotto la presidenza di Bubbico. Bene, questa delibera stranamente non arrivò mai in consiglio regionale, perchè fu ritirata dall’assessore in sede di Giunta, nonostante la spesa già affrontata per realizzare lo studio. Eppure, quella perizia avrebbe potuto essere un elemento in più, per fare valere il no della Basilicata. Non fu esibito neppure a Palazzo Chigi, quando fummo tutti convocati dopo il decreto. Di questa delibera il governo non fu mai informato. Quel giorno solo io presentai uno studio che attestava l’inidoneità di Scanzano, vista la vicinanza del mare e dei villaggi turistici. C’erano tutti i parlamentari lucani e la Giunta regionale».

Poi Pinto ha chiesto ad Altieri se prima del decreto avesse mai incontrato il ministro Matteoli.

«Sì -ha replicato Altieri- una sola volta per chiedere le motivazioni della scelta di Scanzano. Il 13 novembre ho, però, parlato al telefono con l’allora presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi, in partenza per Mosca; lui, di fronte alle mie rimostranze per non aver seguito l’iter istituzionale nella designazione di Scanzano, mi disse di non essere a conoscenza del provvedimento, ma che al suo ritorno se ne poteva parlare». Poi l’affondo in pieno accordo con quanto testimoniato nell’udienza precedente dal ministro: «Matteoli, all’epoca, mi disse che Bubbico era stato informato ed avrebbe detto di accettare, pur a malincuore, la decisione».

Jean fu mai informato della inidoneità del sito di Scanzano? Ha chiesto Pinto, «no», la risposta secca di Altieri, che ha poi smentito la notizia di un incontro tra Matteoli e l’allora presidente della Provincia, Nino Carelli, organizzato dall’avvocato Nicola Buccico. «All’epoca Buccico era il mio difensore -ha detto Altieri- mi avrebbe informato di questo incontro».

Altieri ha, poi, parlato anche di misure di accompagnamento per la realizzazione del progetto, che ammontavano a 300 milioni l’anno per la Regione e 50 per il Comune, quindi l’iter sarebbe stato ben definito anche in questi particolari non proprio irrilevanti. Il difensore di Bubbico, l’avvocato Michele Porcari, ha chiesto ad Altieri se avesse fatto sue considerazioni nel dossier in cui ha ricostruito la storia e se fosse a conoscenza della Conferenza delle Regioni, poi svoltasi. L’ex sindaco, che ha mostrato di non conoscere neppure l’acronimo Censedo (Conferenza delle Regioni), ha poi detto di non essere a conoscenza di quanto accaduto in Conferenza delle Regioni, nè tantomeno della posizione assunta da Bubbico, pur avendo prima riferito quello che l’ex presidente gli aveva annunciato ad ottobre, ovvero che avrebbe subìto la decisione.

La professoressa Albina Colella, docente di Geologia all’Unibas, ha confermato lo studio commissionato dalla Regione ai colleghi Schiattarella, Copertino e Spilotro, ma non ha ricordato con precisione se fosse antecedente al decreto,  aggiungendo, però, che anche a lei fu richiesta una consulenza dall’allora dirigente del dipartimento Ambiente della Regione, Mario Sigillito, e confermò l’assoluta inidoneità del sito di Scanzano al deposito geologico di scorie.

 

In ultimo è stato sentito Piccenna, il quale su domanda del suo legale, ha confermato la fonte delle sue notizie nel ministro Giovanardi, che gli avrebbe mostrato la delibera del Cdm in cui si attestava la piena consapevolezza preventiva di Bubbico sull’argomento sito unico a Scanzano. «Un dato che -ha spiegato- Bubbico non ci ha mai chiesto di rettificare, ma ha minacciato querele, che poi ha fatto a Giovanardi, il quale è stato assolto, avendo esibito proprio la delibera del Cdm a sua prova. Anche questa sentenza del tribunale di Catanzaro è andata ieri agli atti di Debenedictis. Da allora ho potuto acquisirla anch’io». Piccenna ha ribadito di non avere alcun motivo di risentimento verso Bubbico.


TESTI DISCORDANTI

«LE dichiarazioni dell’ex sindaco di Scanzano, Altieri, circa le vicende legate al deposito delle scorie nucleari, sono destituite di fondamento, ma non sorprendono».

E’ il commento dell’onorevole Filippo Bubbico, giunto ieri su carta intestata del Senato. Secondo Bubbico, «non è la prima volta  che Altieri cerca di coinvolgere la mia responsabilità in cose che hanno certamente riguardato lui e la filiera di relazioni politiche di cui faceva parte. Del resto, l’esito della vicenda, che vide la Regione opporsi in maniera chiara alla realizzazione del sito e vincere quella difficile battaglia, sono la risposta più chiara alle illazioni di quanti, ancora oggi, non si rassegnano a quella sconfitta e cercano in tutti i modi di coinvolgere nelle loro responsabilità chi ha combattuto a viso aperto la battaglia per il futuro della Basilicata».

Quasi tutta la testimonianza di Altieri non è stata sulla scia di quanto dichiarato a novembre 2013 dagli ex ministri Matteoli e Giovanardi, smentendo notizie rilevanti, pur se penalmente non influenti. Come quella del presunto incontro tra l’allora ministro dell’Ambiente, Matteoli, e l’allora presidente della Provincia di Matera, Nino Carelli, con la presunta mediazione dell’avvocato Nicola Buccico, individuato dal ministro come consulente per valutare la regolarità legale del procedimento seguito, poichè era molto insolito, aveva spiegato Matteoli, che Altieri, ignoto sindaco di un piccolo paese della Basilicata, si facesse promotore con quella verve del progetto. Per questo Matteoli aveva chiesto garanzie giuridiche alla Provincia. Secondo Matteoli l’incontro ci fu, Altieri smentisce. L’argomento è stato tirato fuori dall’avvocato Pinto. «Chiedemmo noi al sindaco ed a Jean un supporto giuridico», ha detto Matteoli. Ci furono incontri con un legale alla Provincia? ha incalzato Pinto, «non ricordo» ha replicato Matteoli in evidente imbarazzo, dopo che Pinto gli ha fatto leggere la parte specifica del verbale del Cdm, in cui si parla del fatto che la Provincia interessata aveva chiesto “l’aiuto, il consiglio e un supporto giuridico di un noto avvocato (permettememi di non dire il nome per il ruolo che ricopre attualmente), che è un mio caro amico. Ho organizzato l’incontro… che c’è stato e l’avvocato si è messo a disposizione, per una serie di coincidenze fortunate, è anche amico del sindaco del comune interessato”. Matteoli ha poi fatto il nome dell’avvocato, dopo averlo confuso, strano lapsus, con Bubbico: «Ho parlato con l’avvocato Buccico (allora membro del Consiglio superiore della magistratura ndr), con il quale sono amico da 40 anni; è uno della mia stessa generazione e suggerii (nel verbale si riporta “ho organizzato”) di incontrarlo. L’incontro ci fu, ma non l’ho organizzato io». L’unica concordanza riguarda la mancata presentazione al governo dello studio, commissionato nel 2001 dalla Regione. Altieri l’ha detto, Matteoli non ne sapeva nulla.

a.corrado@luedi.it

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