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POTENZA – Petrolio per 12 mesi. Un classico per tutte le stagioni. Nel 2014 la materia petrolifera in tutte le sue dinamiche e sfaccettature è stato il leitmotiv dell’anno. Non c’è stata settimana – fino all’esplosione di un vero e proprio caso “Sblocca Italia” a fine agosto -in cui la questione dell’oro nero non ha guadagnato la prima pagina.
In tutte le sue complessità. Dall’emergenza ambiente con relative inchieste e denunce, all’annoso e mai risolto problema dell’utilizzo delle royalties fino alle dichiarazioni del premier Renzi e i suoi 4 “comitatini”.
La questione è poi diventata bollente a fine estate con il decreto “Sblocca Italia” del governo nazionale che di fatto ha imposto un’ulteriore accelerazione al tema che è diventato il nodo maestro. Manifestazioni, proteste e dibattiti politici anni sono diventati il vero campo di battaglia della politica e dell’associazionismo lucano.
Una cosa si è compresa in tutta evidenza nel 2014, il petrolio lucano è diventato centrale per lo Stato. Dall’altro lato è cresciuto il fronte di quei lucani che di petrolio proprio non ne vogliono più sentir parlare. In mezzo tante questioni delicate. E anche molte strumentalizzazioni (va detto).
In ogni caso un anno si chiude e un altro ne comincia ma la questione non è ancora esaurita. Tutt’altro. Tanto più che la vicenda petrolio nelle ultime settimane si è incrociata con un altro tema. Anche questo delicatissimo: le macro-regioni con la Basilicata che rischia di scomparire dalle cartine geografiche politiche. Perchè, da semplice suggestione e provocazione, il tema di uno Stato che rimodella la propria governance territoriale sta diventando quasi una emergenza. Una necessità a sentire molti: le regioni da un punto di vista economico iniziano a diventare insostenibili. Insomma nel giro di pochi anni si è passati dal federalismo “o morte” alle Regioni peso per le finanze pubbliche.
C’è da dire per onestà che gli enti regionali con gli innumerevoli scandali quasi quotidiani ci hanno messo il loro per farsi prendere in antipatia da gran parte degli italiani. E inevitabilmente la materia da terreno per costituzionalisti è diventata un tema elettorale e di propaganda: Salvini e la Lega lo stanno cavalcano mentre anche il governatore Campano, Caldoro si è convinto della necessità di passare alle macro-regioni pensando quindi di cancellare la sua stessa carica politica.
Questo in generale. Ovviamente per la piccola Basilicata diventa tutto in salita: se si parla di petrolio tutti da Nord a Sud se ne ricordano; se invece si parla di altro la Basilicata diventa quasi un peso o peggio un territorio da accorpare un giorno alla Puglia, un altro alla Campania e ancora forse alla Calabria.
Per questo il 2015 sarà un anno delicato per la classe dirigente locale. Tutta. Per il presidente della Regione un pò di più. Gli ultimi mesi sono stati quelli del petrolio e dell’articolo 38, i prossimi potrebbero essere quelli della Riforma costituzionale delle Regioni. Di certo Pittella non vorrà passare alla storia come l’ultimo presidente della Basilicata.
Tanto più che dopo la designazione nel 2014, il 2015 sarà un anno fondamentale del Matera capitale della Cultura 2019. Rimane un’occasione da non sprecare per l’intera Basilicata e per la sua intera storia e identità. Ma il 2015 deve essere l’anno della maturità. Per la Regione: superata la boa del primo anno di legislatura ora la macchina burocratica – amministrativa va lanciata a tutta velocità magari anche con scelte dolorose perchè solo con l’efficienza e la qualità la Basilicata può resistere. Per Matera che superate le elezioni deve mettersi realmente alla guida dell’identità culturale lucana. E per la politica tutta che deve dimostrare di poter andare oltre le eterne proiezioni elettorali.

s.santoro@luedi.it

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