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STORIE di ordinaria beneficenza. Oppure, guardando oltre, di straordinaria disponibilità verso il prossimo.

Il cibo è fonte primaria di sostentamento per ogni essere umano, ma non tutti possono permettersi un piatto caldo ogni giorno, o almeno un pasto degno di essere definito tale, per svariate ragioni. Così, ecco l’idea di un’attività commerciale in zona centrale a Matera, di mettere a disposizione la propria produzione invenduta, a fine giornata lavorativa, per i più bisognosi.
L’idea è stata concepita e messa in atto dalla nuova pizzeria in via Torraca, PizzaTime, gestita da Mina Andrisani e Mario Faliero, che hanno scelto di regalare la produzione in esubero, dopo la chiusura, ai più bisognosi. Lasciando un semplice cestino, pieno delle proprie produzioni rimaste invendute a fine giornata, i due gestori rendono la serata meno difficile a qualche utente che non può permettersi l’acquisto della pizza o di altri pasti.

Succede anche questo nella città Capitale della Cultura, dove l’idea di essere vicini al prossimo è di casa. I proprietari della nuova pizzeria, infatti, originari di Montescaglioso, avevano la stessa attività in paese, prima di scegliere di investire a Matera. Lì, come racconta proprio Mina Andrisani, donavano gli esuberi di produzione ai meno abbienti, che conoscevano.
Dall’apertura nella città dei Sassi, lo scorso gennaio, non avendo riferimenti, hanno scelto di effettuare un regalo libero, senza voler neppure conoscere chi usufruisce della loro beneficenza, del loro gesto. «Non è una novità per noi donare la produzione che resta invenduta a chi ne ha più bisogno – ammette Mina Andrisani, che gestisce con Mario Faliero PizzaTime – Quando eravamo a Montescaglioso lo facevamo verso alcune persone che conoscevamo, mentre dal nostro arrivo a Matera, non avendo riferimenti sui quali fare affidamento, abbiamo pensato di renderci comunque utili verso il prossimo lasciando gli esuberi fuori dall’attività dopo la chiusura».

L’idea del cestino è anche bella da vedere e rende l’idea di un dono. «Beh – riprende l’imprenditrice – avevamo pensato di lasciare una busta, ma metterla per terra era davvero brutto da vedere, quindi abbiamo pensato di posizionarla più in alto, in un cestino, dove magari non arrivano neppure gli animali, che avrebbero reso vana la nostra finalità». L’iniziativa è nata qualche settimana fa, ed ha attecchito quasi subito. «Il primo giorno abbiamo ritrovato il cestino pieno – ammette la Andrisani – Poi abbiamo deciso di pubblicizzare l’iniziativa su Facebook e dal secondo giorno non abbiamo più trovato nulla al suo interno».

E per eventuali “furbetti” che potrebbero usufruire del loro buon cuore? «Speriamo che nessuno ne approfitti, ma che il nostro cestino vada a chi ne ha veramente bisogno. Noi lo facciamo con il cuore, se qualcuno se ne approfitta è povero nell’animo».

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