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ENTRARE in una cava per trovare la concentrazione necessaria allo studio.

Lo hanno fatto gli studenti della Consulta di Matera, che riunisce i ragazzi  di gli istituti superiori della città. L’idea dell’aula studio nella Casa Cava di Matera (aperta tutti i venerdì dalle 15,30 alle 20, ndr.)  è nata così, dalla necessità di individuare un luogo in cui poter studiare, superando i limiti degli orari della biblioteca provinciale.

Lo spiega Riccardo D’Ercole che aggiunge: «Ci pensavamo da circa tre anni. A Matera mancava  uno spazio in cui i ragazzi potessero andare. Il venerdì, in particolare, la biblioteca chiude il pomeriggio. Ecco perchè avevamo bisogno di questa possibilità. A lungo avevamo  chiesto al Comune e ad altre istituzioni di sostenerci in questo progetto. Ci ha pensato, invece – prosegue – l’associazione Joven che con finanziamenti ministeriali ha approvato il nostro progetto».

Tavoli colorati e sedie, per un totale di 24 posti,  sono gli unici elementi di arredamento, insieme alla voglia  di confrontarsi e conoscersi, caratteristica dei ragazzi.

L’idea, però, non si ferma qui. Grazie alla collaborazione con la Casa Cava, i ragazzi hanno realizzato una serie di iniziative, a cominciare da un concorso per giovani cantanti solisti, per proseguire con le audizioni per il contest musicale che la Consulta organizza ogni anno.

«Da quando abbiamo aperto questo spazio – aggiunge Riccardo – ho incontrato alcuni ragazzi materani che studiano all’università di Bari e Milano.  L’aula studio serve anche a questo: oltre allo studio in se’, consente il confronto diretto».

L’aula studio, dunque, riempie un vuoto che gli studenti materani sentivano tanto è vero che a poco più di due settimane dalla sua inaugurazione, i posti a disposizione vengono regolarmente impegnati.

Tra i limiti, però, ce n’è uno che si conta di risolvere al più presto. Il collegamento wi-fi c’è, ma non è ben distribuito  all’interno della  Casa Cava.

Un disagio che per la generazione 2.0 diventa un  problema non marginale.

«Stiamo cercando comunque di risolverlo – aggiunge Riccardo D’Ercole.

L’idea dei ragazzi della Consulta, di fatto, sembra riportare all’indietro le lancette del tempo. Come i loro antenati, questi ragazzi,  sembrano voler ritrovare se’ stessi nel ventre della terra, nelle grotte in cui molte delle loro famiglie originarie vivevano prima che la legge di risanamento li trasferisse in quartieri creati ad hoc.

Dal passato, dunque, si può compiere il passo necessario per guardare al futuro.

a.ciervo@luedi.it

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