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di ANTONIO LEVATO*

Gentile direttore, l’associazione che rappresento accoglie l’iniziativa, che lei ha generosamente proposto, di dedicare l’8 marzo al ricordo di Giuseppina Pesce e alla memoria di Maria Concetta Cacciola e Lea Garofalo. Le tre donne calabresi che si sono ribellate al silenzio e al ricatto imposti dalla loro appartenenza a famiglie di ‘ndrangheta. Una ribellione pagata duramente e tragicamente e rispetto alla quale i calabresi restiamo in grande debito di riconoscenza. L’irruzione sulla scena della scelta di liberazione da parte di queste tre donne, costrette alla rassegnazione e all’omertà dal loro contesto famigliare di ‘ndrangheta, costituisce un fatto rivoluzionario di chiarezza e di verità: la ‘ndrangheta è vulnerabile e si può sconfiggere. Diversamente dal passato c’è oggi una trama di azioni giudiziarie, di presenza dello Stato, di inchieste e informazioni giornalistiche che cominciano a incrinare seriamente la presunta compattezza e impenetrabilità della ‘ndrangheta. Bisogna proseguire, non dare tempo all’affievolimento delle denunce o al placarsi delle ribellioni. La sua proposta coglie con tempestività e sensibilità il sentimento profondo dei calabresi onesti, forse troppo soli o troppo silenti nella loro resistenza civile, ma non per questo meno impegnati e disponibili a difendere e affermare il campo della libera convivenza civile. Soli, reclamano che tutti gli attori, dallo Stato alle istituzioni locali, dai partiti alle associazioni, dai sindacati al sistema delle imprese, dagli ordini professionali alla Chiesa, ciascuno per la propria parte, facciano il proprio dovere con coerenza e rigore rispetto alla presenza e ai tentativi d’infiltrazione della ‘ndrangheta. Soli, chiedono alla classe politica di fare un punto d’onore della propria ragion d’essere, l’azione improntata ai valori della legalità, della trasparenza e del buon governo, dando esempi di virtù pubbliche. Troppe sono le distrazioni, le indolenze e i silenzi sull’impasto indistinto di collateralismi e opacità nei rapporti tra politica, economia, istituzioni, società civile che fanno da cono d’ombra ai mimetismi della presenza della ‘ndrangheta. Su questi torbidi intrecci alcuni scrivono senza sorvegliarsi, altri, lo fanno con prudenza, molta prudenza; solo che, diceva qualcuno, spesso la prudenza sconfina con l’astinenza e questa con il silenzio. Forse neppure in questa occasione ci sarà risparmiato il rosario degli atti di fede e dei buoni propositi. Non è importante distinguere, ora; l’importante è operare per accordare la liturgia degli atti di fede con quella delle opere. Né vale, ora, chiedersi perché a captare il bisogno di tanti calabresi onesti di testimoniare il sentimento profondo di amore e riconoscenza verso queste tre donne-coraggio, ancorandolo ad una data simbolo, sia il direttore di un giornale. Menomale, verrebbe da dire. Perché potrà essere un’ occasione in più per scuotere le pigrizie di uomini e comunità sulle quali radicano politiche indolenze, istituzionali apatie e religiose dimenticanze. Una occasione per “uno sforzo collettivo dei calabresi onesti” al quale lei ci richiama.
A questo sforzo l’Auser Calabria, con i suoi soci e suoi volontari, è impegnata ogni giorno sul territorio e nelle comunità per aiutare e per promuovere le virtù civiche della legalità, della solidarietà e per concorrere alla tenuta di quei legami sociali sempre più aggrediti dalla crisi e dalla sfiducia. Con questo quotidiano e difficile impegno, l’8 marzo accompagneremo le mimose con i volti di Giuseppina, Maria Concetta e Lea. Con stima e gratitudine per la sua proposta.

*presidente
associazione Auser Calabria

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