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REGGIO CALABRIA – Usura aggravata. Un’accusa pesante, contestata non al solito sodalizio criminale che ha preso di mira l’imprenditore in difficoltà. Questa volta a processo sono finiti i vertici della Banca di Roma. La decisione di rinviare a giudizio i dirigenti dell’istituto è stata assunta dal tribunale di Reggio Calabria, gip Battaglia, che ha così accolto la richiesta della Procura della Repubblica. 
Tutto parte dalla denuncia presentata dall’imprenditore calabrese Antonino De Masi. A giudizio andranno, il prossimo 19 dicembre, Pietro Celestino Locati, Vincenzo Tagliaferro, Alessandro Maria Piozzi, Matteo Arpe e Roberto Marini. A segnare la novità nel rinvio a giudizio, il fatto che il giudice per l’udienza preliminare di Reggio ha ritenuto che gli imputati andavano mandati al dibattimento per accertare la loro eventuale responsabilità. Una decisione rilevante, evidenzia una nota del gruppo De Masi, dal momento che “è stata superata l’eccezione della assenza di dolo specifico degli imputati, che aveva consentito ad un altro gruppo di dirigenti posti ai vertici di altre banche di usufruire di un provvedimento che ravvisava l’usura bancaria oggettiva, ma non individuava in costoro i responsabili, in relazione alla mancanza di prova sulla esistenza dell’elemento soggettivo”.
Un passaggio non di poco conto, possibile grazie al deposito di ulteriore documentazione da parte dei difensori del Gruppo De Masi, gli avvocati Antonio Mazzone e Giacomo Saccomanno. Altra questione importante decisa dal gup è stata quella della commissione di massimo scoperto che, in applicazione del dettato della Corte di Cassazione, emesso a seguito della nota sentenza n. 4669/2011, riguardante sempre il Gruppo De Masi, ha ritenuto che questa venga calcolata unitamente agli interessi ed alle spese, per come prescrive l’articolo 644 del Codice penale. 
“Principi importanti che non solo apportano chiarezza, ma che saranno, certamente – scrive il gruppo reggino – elementi fondanti della prossima giurisprudenza”. Gli avvocati Mazzone e Saccomanno commentando la decisone assunta dal Gup Battaglia hanno manifestato il loro soddisfacimento per essere state accolte le tesi e le difese da loro avanzate e che possono ritenersi dei pilastri per i prossimi processi. 
“Una vittoria di legalità che premia gli sforzi dei signori De Masi – è scritto in una nota – che hanno creduto in ciò ed hanno portato avanti, con estremo coraggio, una battaglia difficilissima e con avversari che possono ritenersi un vero potere”. Per l’imprenditore De Masi “il compiacimento per il risultato ottenuto”, precisando che “a battaglia è solo all’inizio di un necessario percorso virtuoso e che metterà tutte le sue forze per ottenere vera giustizia, non essendo possibile che un gruppo di potere, da ritenersi alla stregua dei criminali per i reati commessi, finora siano riusciti a farla franca”.
LA PRECISAZIONE. “Il dott. Arpe è stato rinviato a giudizio per una relazione creditizia di durata pluriennale della Filiale di Reggio Calabria di Banca di Roma a partire dal 1998 e fino al 2002. Si ricorda che in tale quinquennio il dott. Arpe ha lavorato presso tutt’altre aziende di credito e solo negli ultimi 44 giorni di detto periodo è stato nominato Direttore Generale di Banca di Roma”. E’ quanto sostengono i legali di Arpe in una nota. “In tali settimane, peraltro – prosegue la nota – non risulta alcun tasso o commissione usuraia. Il pubblico ministero di Palmi, da cui il procedimento proviene per competenza, aveva già chiesto il proscioglimento per evidenti ragioni di buon senso”.
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