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MELFI – E’ la conferma a chi aveva creduto che il rilancio della grande Fiat sarebbe partito proprio da Melfi. La resurrezione dalle ceneri di quella che già nel ‘93 nasceva come fabbrica modello e che oggi ha saputo reinventarsi, per far fronte alla nuove sfide, all’insegna della fortissima innovazione.
Solo qualche mese fa nessuno si sarebbe sbilanciato in previsioni tanto rosee. La buona notizia è arrivata a sorpresa, a cavallo di un susseguirsi di segnali positivi, ma non tanto da azzardare addirittura questo: la Sata annuncia 1.500 nuovi posti di lavoro. Grazie ai buoni andamenti delle nuove produzioni, la Jeep Renegade e 500 X, che stanno riscontrando un buon successo sui mercati internazionali. Mille nuove contratti, nei prossimi tre mesi, inizialmente interinali che – in caso di conferma delle vendite e stabilizzazione dei mercati – potrebbero essere trasformati in contratti a tutela crescente del nuovo Jobs Act. Gli altri 500 verranno trasferiti dagli stabilimento del gruppo di Cassino e Pomigliano. Già a partire dalla prossima settimana saranno inseriti circa 300 nuovi lavoratori ai quali si aggiungeranno subito circa cento persone provenienti dallo stabilimento di Cassino. Nel frattempo, l’azienda che, lo scorso dicembre, aveva chiesto la proroga della cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione, già oggi comunicherà la chiusura della procedura degli ammortizzatori sociali. I 5.418 operai tornano al lavoro. Ne dà conferma lo stesso amministratore delegato Sergio Marchionne, da Detroit dov’è in corso per il salone dell’auto. E’ passata solo qualche settimana dal video di lancio della nuova 500 X, con cui Fiat augurava un buon 2015 all’insegna della speranza di una ripresa vicina e ottimismo. Luogo simbolo scelto nello spot, proprio lo stabilimento di Melfi dove da poco è iniziata la produzione del crossover con linee ispirate a quelle della famiglia delle 500. Sono già 1.500 gli ordini, nonostante la nuova nata non sia stata ancora presentata al pubblico. Ottimo andamento anche per la Jeep Renegade, commercializzata da fine settembre, e che ha rapidamente scalato le classifiche di vendita. A dicembre è entrata di diritto tra le 10 auto più vendute in Italia, segnando il debutto del gruppo in un settore in cui fino a ora era stato completamente assente. Sono 100 i mercati internazionali di riferimento delle due nuove made in Sata.
E la notizia, chiaramente, è stata accolta con grande soddisfazione dai dipendenti della fabbrica di Melfi, che non solo escono anticipatamente dalla cassa integrazione, ma che con la nuova turnazione (notturni e festivi) avranno in aumento in busta paga di circa 300 euro. A cantare vittoria sono soprattutto i sindacati che fin dall’inizio hanno creduto nel progetto di rilancio della fabbrica lucana, scelta come simbolo del rilancio dell’intero gruppo, che iniziava ormai due anni fa. «Non è frutto del caso, né della fortuna – commenta Carmelo Barbagallo, nuovo segretario generale Uil – Le annunciate assunzioni sono il punto di arrivo di un progetto di rilancio della casa automobilistica che la Uil ha deciso di condividere e sostenere sin dai suoi inizi».
Per il segretario dei metalmeccanici della Uilm, Rocco Palombella «è stata premia la responsabilità del sindacato nel condividere scelte ed obiettivi col gruppo Fca in Italia. Fiat c’è, investe e produce oggi e lo farà per gli anni a venire». L’auspicio della segretaria nazionale della Cisl, Annamaria Furlan, è che «altre imprese italiane seguano l’esempio positivo della Fca che oggi ha annunciato l’investimento di oltre un miliardo di euro e 1500 assunzioni nello stabilimento di Melfi».
Anche la segretaria della Cgil, Susanna Camusso, più scettica rispetto al piano di investimenti Fca riconosce: «Non c’è che da salutare positivamente il nuovo atteggiamento dell’azienda che punta nuovamente sulle capacità produttive dei lavoratori italiani e sulla ripresa delle sue quote di mercato». «Ci auguriamo – continua – che le previsioni siano rispettate e che, parallelamente, siano riassorbite le sacche d’inattività che ancora permangono in molti stabilimenti». Al di là degli ottimi numeri enunciati fino ad adesso che danno sollievo a tutt’Italia, ritratta dall’ultimo rapporto Istat come affamata di lavoro, c’è da tener conto dei risolvoti per l’indotto di primo e secondo livello. Un’inizione di energia all’economia lucana che si spera possa servire a rivitalizzare tutto il settore produttivo.

m.labanca@luedi.it

 

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