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CATANZARO – Tra la provincia di Crotone e il piccolo paese di Vallefiorita ci sono oltre cento chilometri. Due realtà totalmente diverse, distanti tra loro. Eppure c’è una “strada” che collega e avvicina queste due zone. Sono gli interessi criminali delle cosche, che legherebbero a doppio filo le ‘ndrine di Isola Capo Rizzuto e Cutro all’area del Soveratese. Un’ipotesi investigativa sulla quale si sono concentrati i carabinieri che conoscono e seguono le dinamiche criminali che vanno oltre i normali territori provinciali. Per questo gli inquirenti stanno verificando possibili legami tra l’omicidio efferato di Giuseppe Bruno e della moglie Caterina Raimondi, compiuto mercoledì sera a Vallefiorita, e gli interessi delle cosche crotonesi. Ci sono stati subito contatti approfonditi tra gli inquirenti delle due province, coordinati dalla Dda di Catanzaro. Nulla di suggestivo. Una pista concreta avvalorata da diversi elementi. Da tempo, infatti, gli investigatori stanno spulciando le mire espansionistiche dei crotonesi. Cosche storiche, forti, radicate, con la voglia di fare affari fuori dai confini locali. D’altro canto, invece, un tessuto catanzarese più sfilacciato, dove non primeggiano grandi “locali” di ‘ndrangheta. Al punto che potrebbero essere proprio i catanzaresi ad avere avuto l’intenzione (forse anche l’obbligo) di affiliarsi ai più potenti. La mappa in mano alle forze dell’ordine è chiara. 

Le famiglie Arena, Nicoscia e Grande Aracri hanno ampliato da tempo i confini. Passo dopo passo sono entrati in provincia di Catanzaro. Hanno posizionato i propri vessilli e i propri uomini sul comprensorio di Botricello, Cropani e Sellia Marina. Sono state spente nel sangue le velleità dei “montanari”, con le cosche della zona presilana sterminate in una faida che ha visto trionfare i crotonesi. Questi ultimi hanno raggiunto il comprensorio del capoluogo, stringendo patti con i Gaglianesi di Catanzaro e le famiglie Rom che gestiscono i traffici di droga e le estorsioni. Quindi, hanno approfittato degli affari sulle grandi opere pubbliche. Hanno percorso la nuova statale 106, hanno fiutato gli affari sull’eolico, fino ad affacciarsi sull’infinita e costosa opera della trasversale delle Serre. Hanno registrato anche la buona presenza turistica del soveratese. E hanno ampliato il raggio di azione. Approfittando della faida del soveratese e dell’area di Borgia, inserendosi e spalleggiando i più forti. Così, ora, i tentacoli dei crotonesi partono da Isola Capo Rizzuto e Cutro fino e raggiungono il Basso Jonio catanzarese. Un’area che ha già risentito delle influenze vibonesi e reggine. Ed in questo contesto, un duplice omicidio efferato come quello di Vallefiorita non può essere compiuto senza il via libera dei vertici. Giuseppe Bruno, per come risulta dalle relazioni interne alle forze dell’ordine, aveva preso il posto del fratello Giovanni. Ma avrebbe avuto un ruolo più limitato. Doveva fermarsi nella “sua” Vallefiorita. Senza cercare altro. Invece, è questa l’ipotesi più plausibile secondo gli inquirenti, il trentanovenne non si sarebbe accontentato di fare il boss in casa propria. “A Pica” (così come era chiamato Giuseppe Bruno) si sarebbe scontrato frontalmente con la raffica di kalashnikov che potrebbe essere partita proprio da chi si sta scontrando per il controllo del soveratese. 
Una spedizione punitiva a tutti gli effetti. Un agguato necessario per fare sparire un personaggio scomodo nel nuovo scacchiere ‘ndranghetista. Caterina Raimondi è stata “solo” un errore. Non doveva esserci, ma è finita sulla linea di fuoco diretta al marito. A questo punto, i carabinieri stanno lavorando alacremente per ricostruire il percorso che lega queste consorterie criminali. Delineando le alleanze e gli equilibri tra i “locali” del crotonese e quelli del Basso Jonio catanzarese. L’obiettivo è quello di scoprire il ruolo assunto nella zona dai gruppi Gallace, Procopio, Catarisano e Vallelonga, giusto per fare qualche nome. Famiglie che hanno predominato nei territori catanzaresi, prima di essere decimate da morti ammazzati e operazioni di polizia. In questo rebus potrebbe svelarsi il movente dell’omicidio Bruno, ma, soprattutto, quei nuovi accordi che potrebbero cancellare definitivamente il confine tra le due province.
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