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Clara Trapuzzano Molinaro

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Pesanti minacce di morte in aula a Latina alla lettura della sentenza autore l’imputato appena condannato, vittima la giudice calabrese Clara Trapuzzano Molinaro originaria di Lamezia Terme


LAMEZIA TERME – Pesanti minacce da un imputato a un giudice originario di Lamezia dopo aver letto un dispositivo di sentenza. «E ora stasera vengo a mangiare a casa tua. Anzi mi metto il passamontagna, vengo e ti sparo in testa». Il giudice monocratico del tribunale di Latina, Clara Trapuzzano Molinaro, 34 anni originaria di Lamezia Terme, figlia dell’ex sindaco, parlamentare e a sua volta magistrato Doris Lo Moro, è stata così pesantemente minacciata da un imputato, un 60enne di Aprilia che doveva rispondere di resistenza a pubblico ufficiale.

Il processo era l’ultimo atto di una direttissima per dei fatti che risalgono allo scorso luglio. L’imputato – riporta Latina Oggi – era presente in Tribunale insieme ad un assistente social. Quando il giudice ha letto la sentenza condannando l’uomo alla pena di un anno e quattro mesi, il 60enne prima ha applaudito in modo ironico e poi con uno scatto improvviso si è avvicinato al magistrato andandole sotto, a poca distanza, sotto lo scranno a meno di un metro minacciandola. Un addetto alla vigilanza della Coopservice dell’ufficio giudiziario del Tribunale ha immobilizzato l’uomo.

LATINA, MINACCE A GIUDICE CALABRESE, LA SOLIDARIETÀ DEL MONDO GIUDIZIARIO

Il magistrato ha ricevuto subito il sostegno dei colleghi dell’ufficio giudiziario. Anche il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati esprime grande solidarietà come anche la Camera Penale Giorgio Zeppieri di Latina. Il caso è all’attenzione dei Carabinieri della Compagnia di Latina e il magistrato è uscito dall’ufficio giudiziario scortato dai militari.

La giunta esecutiva dell’Anm Lazio ha espresso preoccupazione dopo l’aggressione e le minacce al giudice del Tribunale di Latina Clara Trapuzzano Molinaro. “Si tratta di un ennesimo episodio – scrive l’Anm – che palesa il tema allarmante e più che mai attuale della sicurezza individuale del singolo magistrato e di quella collettiva all’interno delle sedi giudiziarie. È infatti trascorso circa un mese dall’aggressione subita dalla collega del Tribunale civile di Roma. Forse non è neanche del tutto casuale che atti consimili vengano posti in essere sempre ai danni di giovani donne, quali manifestazioni di una realtà sociale distorta rispetto alla realtà giudiziaria, che vede con fastidio la componente femminile della magistratura”.

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