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«PERCHE’ la Regione Basilicata era assente alla prima udienza del processo “Fenice”? La Giunta Pittella è intenzionata a costituirsi parte civile?»

Sono le domande che il consigliere regionale dei Fratelli d’Italia Gianni Rosa ha rivolto ieri mattina al al governatore Marcello Pittella, depositando un’interrogazione a risposta orale per chiedere «spiegazioni e soprattutto chiediamo quale strada la Giunta voglia realmente intraprendere a questo proposito».

Il consigliere regionale stigmatizza il fatto che via Verrastro abbia disertato la prima udienza davanti al collegio del Tribunale nel processo per l’inquinamento del termovalorizzatore di San Nicola e le raccomandazioni all’Arpab. «Un’assenza molto grave – secondo Rosa – in contrasto con il dispositivo della delibera di Giunta numero 1258 del settembre 2012 con la quale si autorizzava la costituzione come parte civile».

«Per una mera questione tecnica e per “fortuna” dei cittadini lucani la prima udienza è stata posticipata al 3 novembre». Insiste il consigliere regionale sul rinvio “provvidenziale” del termine per effettuare le costituzioni di parte civile dovuto ad alcuni problemi con le notifiche ai manager di Fenice. «In quella data verificheremo se la volontà di “non fare sconti a nessuno”, annunciata ad altissima voce dal Presidente rivoluzionario, resterà esclusivamente una mera promessa oppure se alle parole seguiranno i fatti».

«Chiaramente quanto accaduto il 23 giugno è grave – conclude Rosa – non è possibile far finta di nulla e Pittella deve dirci chiaramente cosa è accaduto e chi è il responsabile di tutto ciò».

Tra le accuse per cui il gip Rosa Larocca ha deciso il rinvio a giudizio di 16 imputati c’è l’abuso dei contratti di lavoro interinali all’Arpab, «improntato a criteri clientelari». Ma l’ex direttore generale dell’Agenzia, Vincenzo Sigillito, deve rispondere assieme all’ex coordinatore provinciale Bruno Bove anche di falso ideologico per aver attestato nelle denunce presentate alle procure di Potenza e Melfi che prima del 2008 non erano mai emersi superamenti delle soglie di contaminazione nella falda sotto Fenice, mentre una perizia fa risalire l’allarme al 2002.

I responsabili della Direzione ambiente della Provincia di Potenza e dell’Ufficio compatibilità ambientale della Regione, Domenico Santoro e Salvatore Lambiase, sono accusati di omissione d’atti d’ufficio per non aver imposto lo stop alle attività dell’inceneritore una volta venuti a conoscenza dell’inquinamento fino a quando non fossero stati verificati i dati rilevati e ripristinata la «condizione di normalità» nella gestione dell’impianto.

Quanto invece ai vertici di Fenice spa il capo d’imputazione per cui è stato disposto il rinvio a giudizio parla di truffa per aver smalito per anni i rifiuti di Melfi e di diversi comuni del potentino a costo pieno, mentre il trattamento avveniva tutt’altro che a regola d’arte danneggiando in particolare all’ambiente circostante. Con il concorso dei vertici dell’Arpab che avrebbero mascherato i risultati delle analisi chimiche. Più «disastro ambientale» per non aver attivato le procedure di emergenza previste una volta scoperta la presenza di «metalli pesanti e soventi organici clorurati anche cancerogeni» nella falda.

Rispetto al terzo filone dell’inchiesta condotta dai militari del Noe e del Reparto operativo dei carabinieri, che riguarda la gestione della discarica comunale di Potenza, il gup ha accolto le richieste dell’accusa solo per l’ex direttore e l’ex presidente dell’Acta Rocco Robilotta e Domenico Iacobuzio, tuttora consigliere provinciale del Pd. Più il dirigente dell’ufficio ambiente del Comune di Potenza Giancarlo Grano. Tutti accusati di aver smaltito in maniera non autorizzata il percolato presente sul fondo della discarica di Pallareta senza denunciarne la presenza.

Nella giunta che il 25 settembre del 2012 ha approvato la costituzione di parte civile della Regione c’era anche l’attuale governatore Marcello Pittella.

l.amato@luedi.it

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