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VIBO VALENTIA – Quel tragitto, la signora Vittoria Biondi, lo effettua quotidianamente. Lo fa quando esce di casa per recarsi a lavoro, e nel momento in cui vi torna. Tranquilla, serena. Sa di essere al sicuro nel momento in cui varca la soglia del cancello che conduce al palazzo nel quale abita. 
Un tratto di circa 15 metri che conduce al portone di ingresso. Male illuminato a dire la verità. Ed è in quella penombra che i malviventi si sono celati. Hanno tentato di rapirla, di prenderla di peso e portarla in auto. Ma la signora Vittoria, 62 anni, vibonese doc, è una donna forte, decisa. In questo caso anche temeraria. Ha iniziato a urlare con tutto il fiato che aveva in corpo e, grazie anche all’intervento della figlia e dei vicini, è riuscita a mettere in fuga i due briganti. Non senza qualche escoriazione, però, a causa degli strattonamenti subiti ed uno stato di forte tensione scemato col passare delle ore.
Un sequestro di persona, presumibilmente a scopo di rapina, andato fortunatamente a vuoto. Già, perché la vittima è moglie del gioielliere Giuseppe Gelanzé e rappresenta, quindi, un bersaglio sensibile per la criminalità spicciola. Ma ciò che rende più assurdo l’episodio sono tre aspetti: si è consumato intorno alle 20 quando ancora c’è gente in giro; è stato commesso in una zona centrale della città capoluogo; il luogo è ubicato a circa 10 metri dal comando provinciale della Polizia stradale.
Le 20 erano passate da qualche minuto quando in via Manzoni, si apre il cancelletto che porta al palazzo adiacente. È la signora Biondi ad averlo aperto. Una volta chiuso si dirige con passo normale verso il portone d’ingresso. Il vialetto, lungo 15 metri circa, è scarsamente illuminato. Lei lo sa, ma ormai non ci fa caso. D’altronde non può minimamente immaginare che di lì a qualche istante sarebbe stata afferrata da un uomo con il volto  travisato da una sciarpa. Questo, infatti, appare improvvisamente dall’oscurità, come un filmine in una notte buia; l’afferra con una mano per il braccio, mentre nell’altra tiene la pistola. Le grida: «Vieni con me, subito. Svelta», e inizia a strattonarla. La donna ci mette un po’ per riprendersi dallo shock dell’incontro, tuttavia riesce a mantenere la calma. Si dimena, tenta, vanamente, di divincolarsi e sfilare la sciarpa all’uomo. Ed è a questo punto che inizia ad urlare aiuto. E lo fa con tutto il fiato che ha nei polmoni. Sempre più forte, sempre più intensamente. Tanto che la figlia, in quel momento in una stanza che affaccia sul vialetto, apre la finestra e nota la madre. Anche lei, quasi impietrita dalla scena reagisce iniziando ad urlare a squarciagola. Così come i vicini che, in più, prendono scope, suppellettili e quant’altro gettandoli all’indirizzo del malvivente. 
Che però non desiste e continua a cercare di prendere di peso la 62enne. Viste le difficoltà chiama a voce il complice nascosto a pochi metri con il quale prova a trascinarla via. Tutto inutile. Il clamore, infatti, si fa sempre più assordante mentre una passante nota la scena e chiama subito la polizia e altri inquilini iniziano a scendere al piano terra per affrontare i rapitori che, a questo, punto mollano la “preda” e fuggono via a piedi raggiungendo l’autovettura parcheggiata nelle vicinanze.
La Biondi viene subito soccorsa, abbracciata dai figli che piangono per lo spavento. Viene portata in ospedale e medicata dai sanitari del pronto soccorso. Ha delle escoriazioni ed una ferita poco sopra la tempia per il colpo subito dal calcio di pistola ricevuto dal malvivente nel tentativo di tramortirla. Resterà in osservazione per qualche ora prima di rientrare, ancora un po’ sotto shock, a casa. 
Un colpo premeditato, concepito nei minimi particolari. Un colpo che dimostra la spregiudicatezza e la sfrontatezza dei malfattori, incuranti sia del luogo, dell’orario, che della presenza della gente e, soprattutto, del comando della Polstrada sito dall’altra parte della carreggiata. Ma un colpo fallito per la tenacia della vittima e dei suoi conoscenti. 
Sembrerebbe sufficientemente chiaro che la donna fosse il tramite per arrivare al vero obiettivo: i gioielli presenti nel negozio. E questo lo si evince da due particolari: il rinvenimento, sempre nel vialetto, di una scatola contenente borse e sacchi, e la presenza di un’auto nei pressi sulla quale la commerciante sarebbe stata caricata di peso per essere rapinata delle chiavi necessarie per aprire l’attività commerciale. E solo alla fine sarebbe stata liberata, magari dopo essere stata condotta in un luogo sicuro (un capannone o un casolare abbandonato). Ma se il colpo è stato pianificato è molto probabile che i due abbiano eseguiti diversi sopralluoghi nella zona; ed è altrettanto possibile che siano stati ripresi dalle telecamere di sorveglianza della Polstrada che però non hanno potuto filmare la scena del tentativo di sequestro in quanto posizionate in altra direzione. 
Sul caso stanno indagando gli agenti della Squadra Mobile della questura. Il dirigente Antonio Turi e il suo braccio destro Antonio Lanciano hanno raccolto la denuncia della Biondi, formalizzata ieri mattina, iniziando con il visionare i filmati anche delle telecamere installate nelle vicinanze del palazzo. Anche i carabinieri, il cui comando si trova a circa 40 metri dallo stesso, stanno visionando i filmati delle attrezzature presenti lungo il perimetro. 
Episodio inquietante, dunque, che preoccuperà, e non poco, la popolazione vibonese. Che si sia trattato di professionisti o di principianti, italiani, come sembra, o stranieri poco importa. La paura di trovarsi negli androni di casa o nei giardini, o peggio ancora tra le stesse mura domestiche dei malintenzionati è reale. E potrebbe inevitabilmente aumentare dopo ciò che è avvenuto venerdì 

VIBO VALENTIA – Quel tragitto, la signora Vittoria Biondi, lo effettua quotidianamente. Lo fa quando esce di casa per recarsi a lavoro, e nel momento in cui vi torna. Tranquilla, serena. Sa di essere al sicuro nel momento in cui varca la soglia del cancello che conduce al palazzo nel quale abita. Un tratto di circa 15 metri che conduce al portone di ingresso. Male illuminato a dire la verità. Ed è in quella penombra che i malviventi si sono celati. Hanno tentato di rapirla, di prenderla di peso e portarla in auto. Ma la signora Vittoria, 62 anni, vibonese doc, è una donna forte, decisa. In questo caso anche temeraria. Ha iniziato a urlare con tutto il fiato che aveva in corpo e, grazie anche all’intervento della figlia e dei vicini, è riuscita a mettere in fuga i due briganti. Non senza qualche escoriazione, però, a causa degli strattonamenti subiti ed uno stato di forte tensione scemato col passare delle ore. Un sequestro di persona, presumibilmente a scopo di rapina, andato fortunatamente a vuoto. Già, perché la vittima è moglie del gioielliere Giuseppe Gelanzé e rappresenta, quindi, un bersaglio sensibile per la criminalità spicciola. Ma ciò che rende più assurdo l’episodio sono tre aspetti: si è consumato intorno alle 20 quando ancora c’è gente in giro; è stato commesso in una zona centrale della città capoluogo; il luogo è ubicato a circa 10 metri dal comando provinciale della Polizia stradale.

SULL’EDIZIONE CARTACEA IL SERVIZIO INTEGRALE A FIRMA DI GIANLUCA PRESTIA

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