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VIBO VALENTIA – Le aveva promesso l’El Dorado, magari in una grande metropoli. Le aveva detto che in Italia si vive bene, che ci sono opportunità di lavoro e di svago. Nulla a che vedere con la sua piccola città natale: Gherla, in Romania. D’altronde, in una ragazzina di appena 15 anni, è facile far accendere la fantasia. Lei si è fidata di quelle parole, di quelle frasi pronunciate da quel ragazzo. Ma una volta messo piede in Italia quel paradiso così tanto agognato si è trasformato in un inferno, quei sorrisi di speranza hanno lasciato il posto ai pianti, e la luce in quegli occhi vispi si è spenta.

Inseguiva una vita diversa, migliore, si è ritrovata a fare la prostituta per pochi soldi. Tradita da quel ragazzo, suo connazionale, adesso finito in carcere con le gravissime accuse di violenza sessuale, induzione della prostituzione e riduzione in schiavitù.

Si chiama Zorila Ciurar, 19 anni, dal 2005 residente nel Reggino e con quattro pagine di precedenti penali per droga e reati contro il patrimonio. Ad arrestarlo sono stati questa mattina gli uomini della Polstrada di Vibo unitamente al personale della Squadra Mobile di Reggio e del commissariato di Bovalino.

Un’indagine che si è sviluppata a seguito di un controllo in autostrada avvenuto il 4 novembre scorso quando i due, insieme ad altri quattro romeni, vennero fermati mentre si trovavano a bordo di un’auto. In quell’occasione il solo Ciurar venne arrestato per aver fornito false generalità, mentre la ragazza, che aveva detto di avere 19 anni, escussa a sommarie informazioni crollò sotto il peso delle violenze subite, sia psicologiche che fisiche. Raccontò tutto al comandante Pasquale Ciocca e ai suoi uomini. Riferì di quel sogno infranto iniziato il 27 ottobre scorso quando lasciò la casa dei suoi genitori, dei 30-40 rapporti sessuali giornalieri per lo più con anziani, negli anfratti delle stazioni ferroviarie della linea Ionica, delle violenze sessuali cui era costretta a soggiacere in un appartamento di Reggio messe in atto dall’arrestato e forse da altri suoi connazionali.

Un orrore durato per sua fortuna solo una settimana, fino cioè al controllo che la strappò da quella che definire vita è una bestemmia. Una vita che adesso cercherà a fatica di riprendersi. Nonostante l’innocenza della giovane età, nonostante riviva ogni giorno il dolore pazzesco, intimo e profondo, nonostante tutto.

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