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COSENZA – Vittima degli usurai, si sente abbandonato dallo Stato e minaccia il suicidio per spezzare le catene che lo legano ai suoi carnefici. Protagonista della vicenda un piccolo imprenditore calabrese, G.O. , 45 anni, che vive in un comune dello Ionio cosentino. A denunciare la vicenda è il leader del movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che ha ricevuto oggi la lettera dell’uomo e che ha reso noto il testo della missiva. «Ho deciso di rivolgermi a Lei, – scrive testualmente l’imprenditore a Corbelli – perchè guardando proprio Lei e le sue tante missioni a favore dei più deboli, che ho avuto il coraggio nel 2010 di recarmi presso una caserma dei carabinieri di un paese dello Ionio cosentino, dove risiedo da tre anni, e denunciare usura e racket. Si proprio l’usura perchè, dopo che mi hanno messo in ginocchio incendiando un agrumeto di clementine, mi hanno distrutto, lasciandomi morire di fame. Sono dovuto ricorrere a degli usurai, anzi a dire la verità sono venuti loro da me. Su 35.000 euro donati ne hanno preteso 90.000 e tutti in contanti. Questo la magistratura lo sa. In più davanti a mio figlio di soli 11 anni – scrive – sono venuti ed oltre ai soldi hanno preteso la macchina di mia moglie, una fiat 500 rossa nuova che ora sta circolando liberamente nel comune. Adesso dott. Corbelli – continua la lettera – non ce la faccio più, penso che quanto Lei avrà la bontà di incontrami io sarò già andato a piedi sulla 106 ex bis a buttarmi sotto un tir. La mia vita è finita, a Lei, persona nobile di cuore, consegno questo messaggio in modo che sarà un testamento per salvare altre persone. Quello che le volevo dire per chiudere è che ho per tanto tempo aspettato di avere giustizia. Non l’ho avuta. Io chiedo adesso a Lei – si legge infine – di fare giustizia per mia moglie e mio figlio perchè io voglio farla finita e lascio questo messaggio a Lei come testimonianza delle mie ultime volontà». Corbelli afferma di non conoscere l’imprenditore, ma chiede alle istituzioni di aiutarlo «prima che sia troppo tardi. Non conosco quest’uomo, – continua – nè la sua vicenda processuale. Non entro quindi nel merito di quello che mi scrive, che rendo noto così come mi è arrivato. Sento solo il dovere morale di chiedere a chi di competenza di intervenire subito, aiutare e salvare questo uomo, prima che sia troppo tardi. La cronaca di tutti i giorni purtroppo ci ricorda che tanti suicidi nascono proprio da casi simili di disperazione».

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