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Il re di Spagna e delle cronometro è sempre Primoz Roglic. Nell’epilogo della Vuelta 2021 lo sloveno del team Jumbo-Visma non si risparmia e si conferma imbattibile nella prova contro il tempo. Dopo l’oro olimpico di Tokyo e il successo nella prima tappa dell’ultimo grande giro della stagione, Roglic si impone anche nei 33.8 km da Padron a Santiago di Compostela. L’ennesima prova di forza che rovina la serata a Magnus Cort Nielsen (EF Education-Nippo), apparso inavvicinabile per il resto dei corridori in gara. Non per la maglia rossa, che gli rifila 14 secondi e tira fuori gli artigli, superando addirittura Enric Mas negli ultimi metri. Altro “atto di superiorità” nei confronti dello spagnolo del Movistar team, secondo nella classifica generale. Il primo degli umani, a confronto dell’alieno Roglic che, con i suoi 4’47” di vantaggio su Mas, vince la Vuelta con il margine più ampio dal 1997.
“Sono state tre settimane super, sono felice per tutti i ragazzi intorno a me e per la squadra. E’ stata durissima soprattutto l’ultima settimana, ma mi sono divertito molto nel sentire il calore della gente”, le parole del mattatore della Vuelta, al terzo successo consecutivo (dopo i trionfi del 2019 e dello scorso anno) come Roberto Heras (2003-05, recordman con quattro trionfi complessivi) e Tony Rominger (1992-94). “Ma non penso alle statistiche, mi concentro su ciò che devo fare”, il suo “mantra”, che gli ha permesso di sbaragliare la concorrenza con quattro successi di tappa nell’edizione appena conclusa.
L’ultimo gradino del podio conclusivo va a Jack Haig (Bahrain Victorious), che si difende e incrementa il vantaggio su Adam Yates. La maglia verde è di Jakobsen (Deceuninck Quick-Step); quella a pois di Michael Storer (Team Dsm); mentre quella bianca è sulle spalle di Gino Mader (Bahrain Victorious).
Resta a mani vuote Miguel Angel Lopez che, dopo la figuraccia del ritiro nella penultima tappa, si è pubblicamente scusato con il team Movistar. “Ho rinunciato a combattere per una battaglia che era già persa. Voglio solo dire ai tifosi, agli sponsor, all’organizzazione de La Vuelta: scusatemi per ciò che è successo”, il “mea culpa” del colombiano.
Nella splendida cornice di Santiago di Compostela cala anche il sipario sulla carriera di Fabio Aru. Il “Cavaliere dei Quattro Mori”, vincitore della Vuelta nel 2015, si ritira dopo dieci anni di professionismo. “Per ogni atleta arriva un momento nella carriera in cui si capisce che bisogna fermarsi. Io ho questa sensazione adesso. Per 16 anni sono stato un ciclista e ho passato molto tempo lontano dalla mia famiglia. Ora è il momento di restituire qualcosa a loro”, ha detto il sardo, salutando il ciclismo.
(ITALPRESS).

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