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POTENZA – L’Università della Basilicata perderà il 2,90 per cento dei fondi. E’ questo il destino dell’ateneo lucano secondo il ministero guidato da Maria Stella Gelmini. A decretarlo una “spietata” classifica di qualità che colloca il piccolo ateneo lucano in fondo alla sua classifica, sopra solo a Sassari, Messina, Palermo, Foggia e Macerata.
Due grandi aree quelle considerate: qualità della ricerca e qualità della didattica. Per la prima si è tenuto conto per il 50% delle valutazioni dell’agenzia Civr sulla qualità della ricerca in base a parametri internazionali; per il 20% del numero dei ricercatori e dei docenti che hanno partecipato a progetti di ricerca italiani valutati positivamente; per il 30% della capacità delle Università di intercettare finanziamenti europei per la ricerca. Per il secondo parametro, invece, si è considerato per il 20% la percentuale dei laureati che trovano lavoro a 3 anni dal conseguimento della laurea; per il 20% delle Università che tengono corsi con i propri insegnanti di ruolo e che limitano il ricorso a contratti e docenti esterni; per il 40% della quantità degli studenti che si iscrivono al secondo avendo fatto almeno i 2/3 degli esami del primo anno; per il 20% delle Università che danno la possibilità agli studenti di valutare attraverso un questionario la qualità della didattica e la soddisfazione per i corsi di laurea frequentati.
Risultato di questa classifica è che per la prima volta il ministero ha distribuito una parte dei fondi destinati alle Università sulla base di questi nuovi criteri di valutazione della qualità: il 7% del Fondo di finanziamento ordinario, cioè 525 milioni di euro, è stato assegnato in base alla qualità della ricerca e della didattica degli atenei. Una ripartizione dalla quale la Basilicata esce piuttosto male con un taglio di fondi pari al 2,90 per cento.
L’Università della Basilicata è, infatti, uno dei 27 atenei italiani che vedranno “arrotondare” in difetto i propri fondi perché secondo la valutazione ministeriale «non hanno gli standard qualitativi previsti».

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