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di ULDERICO NISTICÒ
Tema di fantasia: mi hanno nominato commissario alla sanità in Calabria. Tranquilli, non succederà mai, e chi non lo sa perché lo capirà tra poco. Perché me? Per non nominare Loiero, il che sarebbe un premio invece di una punizione; e nemmeno uno di centrodestra, che sarebbe barare prima delle elezioni regionali. E soprattutto per non nominare nessuno che abbia parenti, amici e benefattori medici o infermieri o impiegati all’ospedale, e nessuno che sia affetto da quella turba psichica dei Calabresi che è la furbizia. Insomma, solo io. A proposito, sono anche il solo che si contenterebbe di un modesto e documentato rimborso spese. Il primo giorno io farò compiere uno studio anagrafico ed epidemiologico, per stabilire quanti sono i calabresi e di che malattie e problemi vari soffrono. Avuto chiaro il quadro, il secondo giorno studierei, con l’ausilio di una calcolatrice, quanti ospedali e simili effettivamente servono, e, negli ospedali, quanti e quali reparti. Si deduce da quel che precede che degli attuali 42 ospedali, almeno metà vanno chiusi al volo; e gli altri, profondamente modificati nell’organizzazione. Alla notizia, si scatenerà un pandemonio. Io riceverò qualche minaccia, della quale mi disinteresserò perché chi vuole ammazzare qualcuno non lo minaccia prima, lo ammazza e basta. Si verificheranno manifestazioni di piazza, proteste e lacrime, nonché accorati richiami al fatto che qui ci fu la Magna Grecia, e che perciò i neomagnogreci, cioè i manifestanti, hanno diritto ad essere mantenuti. Basterà riderci sopra. Qualcuno, più astuto, accamperà l’isolamento eccetera. Io, che la Calabria la conosco in ripresa diretta, farò notare che gli ospedali della Piana, sette, mi pare, distano fra loro al massimo 10 km di pianura (si chiama Piana proprio per questo!), mezzora in bicicletta, due minuti di un’ambulanza; idem per Soverato, Chiaravalle e Serra, tre ospedali tre in 35 km. La chiusura degli ospedali e simili non comporterà automaticamente il licenziamento di chicchessia, del resto quasi impossibile, e non sarebbe umano. Molti reparti saranno accorpati; molti, se inutili o fotocopia, soppressi, e il personale verrà invitato ad adattarsi a nuove funzioni. Coraggio, esiste anche la neotenia, che è quella che distingue l’uomo dalle bestie: la capacità di rinnovarsi. Chi non ce la fa, lo spedirò in pensione! Per risparmiare, manderò a casa manager e roba del genere, nonché controllerò le spese. Non tentare di corrompermi: sono troppo vecchio per perdere il vizio. I pochi ospedali che sopravvivranno, li riorganizzerò in attrezzature e personale, in modo che facciano il loro mestiere a costi accettabili. Gli ammalati veri, troveranno ricovero; gli altri, in genere sani come pesci, si dovranno rivolgere ai medici di base, i quali, sotto la mia guida, faranno i medici. L’ospedale dev’essere una soluzione estrema, non la regola. Entro qualche mese, la Calabria avrà risparmiato tanto di quel denaro, che potrà investirlo in strade, lavoro, sport e agricoltura, tutte cose che mantengono in salute. E in attività produttive, che migliorano la socialità. E in cultura sana. Come leggete, ho elencato un bel mucchio di ottimi motivi per cui io non sarò mai nominato commissario. Sotto a chi tocca e lascerà le cose come stanno.

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