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E’ STRANO inseguire persone e personaggi che possono dare una svolta in un qualcosa di poco comprensibile all’opinione pubblica . Il “Basilicata coast to coast” di Rocco Papaleo e il suo “originale” successo dopo i David di Donatello a sentire il nostro incazzato Andrea diventa un qualcosa di estraneo , un qualcosa che non ci appartiene più. Quello che sostiene il buon Andrea Di Consoli è veramente paradossale. Io non credo che il Rocco Papaleo guardi la Basilicata dall’alto in basso. Non lo vedo borioso e saccente. Anzi lo ammiro per aver detto che in Basilicata la meritocrazia non esiste e che il clientelismo lo fa da padrone. E’ una chiara dimostrazione di uomo poco snob e tanto reattivo e concreto. Poteva uscirsene con i soliti tabulati di ipocrisia sempre pronti all’occorrenza. Non l’ha fatto. Con quelle denunce ha , certamente , chiuso forse definitivamente con la classe politica e dirigente lucana. Non è ammissibile come sostiene Di Consoli sputare nel piatto dove si mangia. Capiamo “l’acredine” del politico di turno, le invidie e le cattiverie sempre pronte dei vari presunti colleghi, non capiamo , però, questo assurdo paradigma che vuole da una parte l’asservimento e la desistenza dell’artista e dall’altro il puro esercizio alla piaggeria. Uno che come Rocco Papaleo si discosta da questo clichè è considerato traditore o snob. Non è così , non in questo modo, si creeranno i nuovi lucani. Quello che ha denunciato Rocco Papaleo lo abbiamo fatto da secoli, pure noi, sulle colonne del Quotidiano. Perfino Giovanni Paolo II tuonò in tal senso nel Teatro Stabile. I politici si sono ben guardati di riferire ciò. Caro Andrea , pur con queste patogene variabili, il tempo è galantuomo con tutti. L’ultimo esempio è quello di Toghe Rosso Sangue , (un sincero apprezzamento per Paride. Lui lo sa perchè , quello che è avvenuto oggi , io lo avevo previsto, in tempi non sospetti) Pur, non avendo mai subito il fascino del politico di turno e avendo da sempre esecitato il diritto /dovere di non calpestare norme e regolamenti, consentitemi una digressione, dopo oltre trent’anni di serio impegno professionale e di lavoro, che più di qualcuno ha giudicato innovativo e di qualità. Abbiamo assistito per anni e stiamo assistendo a ricambi generazionali nella politica e nell’economia come a “fatti ” di natura obbligata e ,quindi, del tutto scontati. Per queste serie motivazioni , siamo fermamente convinti che la crisi economica e la stagnazione dell’economia italiana e lucana,in particolare, sia figlia di questo patogeno problema. Aver per tanti anni finanziato con la ingiusta e generosa “488” una fragile economia lucana e un localismo economico garantito dal politico di turno è stata una brutalità . Questa immane realtà, cosiddetta produttiva, ha creato una sorta di “blocco”. Un blocco che si è protratto per diversi anni, fino ai giorni nostri, senza aver creato alcun serio effetto moltiplicatore. Siamo vissuti e stiamo vivendo con serie contraddizioni di mercato che vedono la sola Fiat guidare l’ intera economia e il Pil lucano, nonostante le nubi che si addensano sull’indotto. Un Pil drogato che ha poco da spartire con il nostro vero “localismo” produttivo e con le nostre piccole e medie realtà artigianali. Non siamo mai riusciti ad imporre il nostro tessuto connettivo e produttivo. L’ultimo Sos lanciato pure da tanti giovani delusi e rassegnati, come quelli del Gel, non va in questa direzione. Abbiamo tralasciato una seria politica sui nostri prodotti di nicchia, che si sono sempre più sfaldati nel “mercato globale”. Ora nutriamo una residua speranza sui piccoli e valorosi Comuni (vedi Proposte di Legambiente di questi giorni)e sulla “rifondazione” della nostra economia basata sulla PMI, con un vero “sistema di trasporti, di telecomunicazioni e di ricerca” che doveva essere oggetto del Memorandum. Dobbiamo supportare una nuova economia di consumi non più voluttuari e fare leva su imprenditori che orientino i loro prodotti verso globalizzazione ed estero. Natura, Cultura, Saperi e Sapori non possono essere più semplici slogans. Dobbiamo riprendere le nostre vocazioni e aggredire i mercati con vere forme consortili, in grado di reggere alla concorrenza. Su queste basi, vanno orientate le nuove politiche di incentivazione e il nostro sistema bancario e finanziario. Non bisogna avere paura del “Basilea 2 e 3″. Sono questi gli aspetti fondamentali sui quali la nuova classe dirigente lucana , con o senza Rocco Papaleo, non può più prescindere. Non è pensabile che l’Economia Lucana” , di tipo FLAT da oltre un decennio , faccia ancora segnare un dato negativo e stagnante.(ultimo Rapporto Unioncamere 2011) Dobbiamo invertire la tendenza investendo sulle PMI con seri protocolli di intesa (finalizzati alla concreta occupazione) …coinvolgendo e vincolando responsabilmente i Centri di Eccellenza e dell’ UNIBAS. Sono questi i veri “aspetti fondanti”, per uscire definitivamente da questo ristagno economico, non più sopportabile, e che, si protrae, ormai, purtroppo, da troppo tempo. Riusciremo in questo intento ,se, all’interno delle imprese e della società lucana, sarà avvertita l’esigenza di promuovere una nuova stagione di offerte economiche . Offerte economiche di imprese lucane , capaci di inserirsi concretamente nel mercato globale, e capaci ,soprattutto, di dare un taglio definitivo alla ricerca spasmodica di “incentivi a pioggia” e a quel disgustoso “familismo castale e amorale “. Incentivi a pioggia e familismi tanto banditi da tutti …a parole… ma,tanto, tanto praticato negli atti e nei fatti quotidianamente. L’amara verità di Rocco Papaleo.

Mauro Armando Tita

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