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CATANZARO – Anche la seconda tranche della vasta inchiesta denominata «Eolo», connessa al settore dell’energia eolica in Calabria, è giunta al capolinea con una richiesta di rinvio a giudizio presentata dalla Procura della Repubblica di Catanzaro per otto persone e tre società coinvolte le filone relativo ad una presunta tangente di due milioni e 400.000 euro promessa ed in parte sborsata per la realizzazione del parco eolico «Pitagora» di Isola Capo Rizzuto e per l’adozione da parte della Regione Calabria delle «Linee guida sull’eolico».
Il sostituto procuratore titolare delle indagini, Carlo Villani, che all’inizio di gennaio ha chiesto che vengano mandati sotto processo per accuse che vanno dalla corruzione, all’abuso d’ufficio e falso, le venti persone coinvolte nella tranche investigativa, che ruota attorno ad autorizzazioni rilasciate per la realizzazione di diversi parchi eolici nel Casentino, adesso ha chiesto il giudizio per diversi altri indagati, politici, imprenditori e funzionari regionali calabresi. Tra di loro l’ex vice presidente della Giunta regionale di centrosinistra, Nicola Adamo; l’amministratore e socio della Piloma srl, Saigese spa e Loda service, Giancarlo D’Agni, considerato dalla pubblica accusa stretto collaboratore di Adamo; l’imprenditore Mauro Nucaro e l’ex dirigente esterno del settore commercio artigianato ed energia del dipartimento economia della Regione, Carmelo Misiti. Non compare nella richiesta il nome di Domenico Lemma, funzionario regionale che probabilmente seguirà la strada di una richiesta di archiviazione. Proprio dalle dichiarazioni di Lemma, e di altre persone sentite dagli inquirenti in fase di indagini, infine, è nato un ulteriore stralcio dell’indagine che riguarda l’ex assessore regionale all’Ambiente della giunta di centrosinistra, Diego Tommasi, indagato per concorso in alcuni reati contestati alle otto persone protagoniste ella richiesta di rinvio a giudizio.
Tommasi era stato inizialmente coinvolto in «Eolo», ma per lui la Procura aveva già sollecitato l’archiviazione prima che l’esito di alcuni interrogatori spingesse il pm a revocare quella richiesta. Adesso spetterà al giudice dell’udienza preliminare, Tiziana Macrì, decidere se e chi mandare sotto processo, dopo che accusa e difesa si saranno confrontate in aula. L’inchiesta «Eolo» è stata avviata nel lontano 2006 ed è passata per tre diversi Uffici di procura. Le indagini, infatti, hanno preso le mosse da Paola, da dove il relativo fascicolo di oltre cento faldoni fu poi trasmesso a Cosenza per competenza territoriale, e dove venne poi inviato a Catanzaro poichè i presunti reati sarebbero stati commessi nel capoluogo calabrese. Qui, divisa fra le varie Forze di Polizia, la mole di materiale investigativo è finita all’attenzione del sostituto procuratore Carlo Villani, – coassegnatario del fascicolo assieme al procuratore Vincenzo Antonio Lombardo ed all’aggiunto Giuseppe Borrelli – che alla fine, dopo lunghi mesi di lavoro, a fine ottobre ha emesso un provvedimento di conclusione indagini per due filoni d’inchiesta, inviando il materiale relativo ad un terzo filone alla Procura di Cosenza, territorialmente competente, e chiedendo, per quanto riguarda un quarto filone, l’archiviazione delle accuse ipotizzate nei confronti di sedici persone, tra le quali l’ex presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero.

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