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VIBO VALENTIA – «Vogliamo dall’Asp quelle risposte che ancora non ci sono state fornite creando apprensione tra il personale che ha ricevuto la dose di vaccino di quel famigerato lotto ritirato dall’Aifa». Queste le parole di Francesco Ciccone, segretario provinciale del Sappe, il sindacato autonomo di Polizia penitenziaria, i cui colleghi, circa 70, si sono sottoposti nei giorni scorsi al trattamento con il vaccino di AstraZeneca il cui lotto è stato, come detto, precauzionalmente ritirato (LEGGI) a seguito di una serie di episodi, come la morte di un militare dell’esercito in Sicilia.

Al momento, dall’Agenzia italiana del farmaco, è stato riferito che non esiste alcuna relazione tra l’inoculazione della dose e il decesso, tuttavia l’apprensione resta palpabile in chi ha ricevuto il lotto incriminato. Tra questi il personale delle forze dell’ordine e gli agenti della penitenziaria.

E delle preoccupazioni di questi ultimi si è fatto latore il segretario Ciccone rivolgendo un appello all’Azienda sanitaria: «Il Sappe deve necessariamente intervenire sulla questione relativa alla vaccinazione ed in particolare per il ritiro del lotto AstraZeneca anche nell Asp di Vibo Valentia. Fino a giorno 8 marzo il personale in servizio è stato vaccinato con il lotto sospeso, circa 70 unità. Si richiede pertanto di procedere a sottoporre il personale in questione ad un’attenta valutazione sanitaria al fine di scongiurare possibili conseguenze».

Una volta scoppiato il caso Astrazeneca, il direttore sanitario dell’Asp di Vibo, Matteo Galletta, debitamente contattato dal Quotidiano, aveva fatto sapere che fino a quel momento (11 marzo) non era pervenuta dall’Aifa alcuna comunicazione sul ritiro delle dosi del lotto incriminato.

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