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Il presidente del Consiglio Draghi al Global Healt Summit

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Sono passati più di dieci anni da quando un Ciampi rabbuiato continuava a ripetermi che serviva un nuova Bretton Woods. All’epoca ci fu Keynes e dalla forza del suo pensiero non nacque solo la nuova impalcatura globale (Fondo Monetario e Banca Mondiale) ma ne scaturì anche il piano Marshall, oggi alla guida del G 20 c’è Mario Draghi che siamo certi saprà imprimere a quei lavori la visione e la forza che ha avuto nella guida della Banca centrale europea. Ci piace molto pensare che come è accaduto a Francoforte con la politica monetaria espansiva e molto altro sia ancora Draghi a realizzare il sogno di Ciampi

Crediamo in Mario Draghi il Ricostruttore dell’Italia e crediamo nella sua idea di Europa. Crediamo in un capo del governo italiano che guida il G 20 con il rispetto del mondo e con la forza personale di un’autorevolezza internazionale che poggia sulle cose fatte, non sulle parole.

Ci sono un’idea solidale e il disegno di un’Europa federale che hanno oggi in Mario Draghi il rappresentante riconosciuto e che trasferiscono su un Paese fragile come l’Italia un surplus di credibilità che fa bene all’Europa e molto bene a noi.

Siamo tornati all’Italia di De Gasperi che con Schuman e Monnet fece l’Europa. Erano tre uomini di confine, ma uno era italiano, uno era tedesco e uno era francese. Lo stesso De Gasperi che ebbe nella coerenza meridionalista il tratto distintivo di una politica economica che portò al miracolo economico italiano e alla rinascita del Paese.

Ci piace ricordarlo oggi perché esattamente questa è la sfida che il governo Draghi e il suo ministro dell’economia Franco hanno declinato con le scelte strategiche e la serietà dell’impianto operativo del Piano nazionale di Ripresa e di Resilienza. Questi sono i fatti internazionali e nazionali che si tengono insieme in questi pochi mesi di azione dell’esecutivo di unità nazionale guidato da Draghi e di cui è bene aumentare il tasso di consapevolezza comune.

Questi sono i fatti che si leggono nella dichiarazione di Roma di ieri che appartiene alla storia. So bene che non si vive di annunci e di impegni, ma non vedere nell’accordo storico delle grandi case farmaceutiche a sostegno dei Paesi poveri senza scopo di lucro qualcosa di importante significa avere gli occhi bendati. Non cogliere il segno politico del  ruolo guida di un’Europa che ha continuato a esportare vaccini a Paesi che non li esportavano come  Regno Unito e Stati Uniti significa avere perso il senso della realtà.

È un fatto, come ci spiega da par suo Michele Marchi, che l’Italia, grazie a Draghi, sta riuscendo a rendere il tema della gestione dell’immigrazione una priorità che va al di là della mera dimensione nazionale e si sta mostrando in grado di tramutare un’emergenza italiana in una priorità europea. Altrimenti non sarebbe accaduto, come è successo, che, su impulso di Macron, il tema sembra essere finalmente inserito in una più ampia cornice di sviluppo euro-africano. Le parole di Robert Schuman e Jean Monnet, settantuno anni dopo essere state pronunciate il 9 maggio 1950 nella sala dell’Orologio del Quai d’Orsay, potrebbero oggi trovare una concreta e virtuosa applicazione.

Il multilateralismo e la consapevolezza del valore della questione ambientale e della fragilità del pianeta costituiscono il senso profondo dell’azione di Draghi e della von der Leyen condivisi e trasferiti dal G 20 nella Dichiarazione di Roma che “difende giustamente il ruolo del sistema di scambi multilaterali e in particolare il ruolo centrale dell’Organizzazione mondiale del commercio”. Arriverà a inizio giugno la proposta europea all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) per una terza via “sulla condivisione dei brevetti” in linea con le idee espresse dal Wto che investa sul futuro uscendo dagli egoismi.

Sono passati più di dieci anni da quando un Ciampi rabbuiato continuava a ripetermi che serviva un nuova Bretton Woods. All’epoca ci fu Keynes e dalla forza del suo pensiero non nacque solo la nuova impalcatura globale (Fondo Monetario e Banca Mondiale) ma ne scaturì anche il piano Marshall, oggi alla guida del G 20 c’è Mario Draghi che siamo certi saprà imprimere a quei lavori la visione e la forza che ha avuto nella guida della Banca centrale europea. Ci piace molto pensare che come è accaduto a Francoforte con la politica monetaria espansiva e molto altro sia ancora Draghi a realizzare il sogno di Ciampi.


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