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CATANZARO – Picchiata, legata con lo scotch e soffocata con un cuscino. Così era morta Antonio Critelli, imprenditrice di 81 anni, uccisa a Catanzaro nel corso di una rapina avvenuta il 23 marzo 2009 nella casa della donna, in piena notteI malviventi si erano arrampicati da un ponteggio esterno, installato per alcuni lavori allo stabile. Cinque anni dopo il delitto, la squadra Mobile di Catanzaro ha risolto il caso. In manette è finito Silvano Passalacqua, posto in stato di fermo su provvedimento della locale Procura. Con lui è coinvolta anche un’altra, Davide Veneziano, 25 anni, per il quale non è stato necessario emettere il fermo dal momento che è già detenuto. 

La svolta nel caso che aveva provocato inquietudine nel capoluogo calabrese, è arrivata grazie al lavoro meticoloso della polizia scientifica e alle indagini della Mobile guidata da Rodolfo Ruperti. I prelievi effettuati sulla scena del delitto hanno permesso, infatti, di risalire al Dna degli autori, rilevato su alcuni brandelli di guanti in lattice lasciati vicino al cadavere. A quel punto è avvenuto l’incrocio con il Dna delle due persone che è risultato perfettamente compatibile. La Mobile, inoltre, aveva già attenzionato i due dopo una serie di riscontri, compreso un precedente tentativo di furto avvenuto qualche tempo prima nello stesso stabile e portato a termine da alcune persone prossime agli arrestati. 
I dettagli dell’operazione sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa che si è svolta oggi nella Questura di Catanzaro, alla presenza del procuratore Vincenzo Antonio Lombardo, dell’aggiunto Giovanni Bombardieri, del questore Vincenzo Carella, del capo della Mobile, Rodolfo Ruperti. Sono stati loro ad illustrare i dettagli di un’indagine portata avanti per cinque anni, sottolineando la risposta dello Stato ad una città attonità per il delitto. Critelli era, tra l’altro, molto nota in città, sia perché gestiva un bar-panetteria, sia perché era la madre di Pietro Tassone, presidente della Confcommercio provinciale. 
Il questore ha evidenziato che con questa operazione «abbiamo liberato l’opinione pubblica e la famiglia della vittima da un peso che si portavano avanti da anni». Carella ha anche affermato che «dopo essere arrivato a Catanzaro, poco più di tre mesi fa, ho registrato un forte attivismo investigativo. Merito dei poliziotti, ma anche dell’autorità giudiziaria che ha saputo stimolare e guidare le migliori risorse che abbiamo in provincia».
Soddisfatto anche il procuratore Lombardo: «Un tempo gli omicidi venivano archiaviati a carico di ignoti – ha detto – da qualche tempo, invece, riusciamo a scoprire gli autori, anche di quelli di mafia. In questo caso abbiamo chiuso una vicenda che a suo tempo fece molto scalpore per le modalità in cui era avvenuta». Analisi condivisa dall’aggiunto Bombardieri, secondo il quale «restano comunque aperte una serie di attività per verificare se i due possano avere avuto dei complici». Il capo della Mobile ha ripercorso l’attività: «Si è battuta ogni pista, sin da subito, anche se avevamo idea di come potessero essere andati i fatti, fino a ricostruire i legami tra singoli episodi e i soggetti interessati».
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