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REGGIO CALABRIA – Quattro anni dopo la partenza, l’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata fa il “tagliando”. E sarà una revisione che cambierà profondamente un’organismo nato con buone intenzioni, ma che nella pratica ha dimostrato serie criticità che ne hanno rallentato il lavoro e ridotto l’efficacia. A partire dalla decisione di chiudere le sedi distaccate, scelte spesso come fatto simbolico, come nel caso di Reggio Calabria.

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La nuova Agenzia è tratteggiata in un ddl – firmato dai ministeri di Interno e Giustizia – che sarà varato nel prossimo Consiglio dei ministri. Il provvedimento – ‘Misure per rafforzare il contrasto alla criminalità organizzata ed ai patrimoni illecitì – contiene anche l’introduzione del reato di autoriciclaggio e nuove norme sullo scioglimento degli enti locali infiltrati dalle mafie. All’Agenzia afferiscono quasi quotidianamente patrimoni alle mafie confiscati: gli ultimi dati parlano di 11.238 immobili e 1.708 aziende. Sono soprattutto queste ultime a far emergere negatività, con il fallimento dello Stato “manager”. Accade infatti spesso che le aziende, floride fin quando stanno in mani criminali, si sgretolino nel momento in cui le prende lo Stato. Per evitare ciò, il Governo prevede una separazione tra proprietà e gestione.

«Bisognerà distinguere – ha spiegato il viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico – gli assetti produttivi dalla proprietà per evitare che le aziende muoiano durante l’amministrazione giudiziaria. Quando un’azienda ha potenzialità, ma è inquinata dalle mafie, deve esserne liberata ed affidata a terzi con procedura di evidenza pubblica oppure assegnata ai lavoratori». Saranno inoltre più selettivi i criteri per accedere all’Albo degli amministratori giudiziari dei beni confiscati e ciascun amministratore non potrà avere più di un incarico. Altra novità di rilievo è la sede unica a Roma dell’Agenzia, con le prefetture a fungere da articolazioni sul territorio.

L’organismo, voluto nel 2010 dall’allora ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha attualmente la sede principale a Reggio Calabria (scelta come città simbolo del contrasto alla criminalità organizzata) e sedi distaccate a Roma, Palermo, Napoli e Milano. Il ddl punta così a superare i problemi dell’organico ristretto che hanno sempre afflitto l’Agenzia. Infine, a guidare la struttura col direttore, prevede il ddl, secondo quanto anticipato da Bubbico, «sarà un Comitato direttivo cui prenderanno parte anche rappresentanti del ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, mentre la presidenza del Consiglio darà gli indirizzi».

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