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L'aula bunker di Lamezia Terme

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«HO paura anche perché lui ha le armi nascoste in alcuni capannoni in terreni abbandonato. Tutto quello che oggi sto facendo è per i miei figli e perché sono disperata».

Elisabetta Melana ha passato 27 anni di inferno, umiliata, picchiata, minacciata di fatto quotidianamente dall’ex compagno, Ambrogio Accorinti, fratello del temuto boss del Poro, Giuseppe detto “Peppone”. Ha temuto più volte per la sua vita, i pianti, il nervosismo.

È tutto contenuto nelle dichiarazioni acquisite ieri al processo “Rinascita-Scott” che fanno emergere uno spaccato inquietante di violenza e soprusi. La testimone di giustizia, nel 2018, punto ha deciso di chiudere con quella vita e denunciare tutto ai carabinieri.

«Tengo a precisare che, conoscendo la personalità sia di Ambrogio che del fratello Peppe, i due a seguito della mia decisione di denunciare tutto a voi carabinieri, potrebbero farmi seriamene del male, addirittura potrebbero ammazzarmi, essendo delle persone cattive e senza scrupoli. Peppe mi ha sempre detto che a lui, un omicidio in più non cambia nulla».

Il presunto boss è stato «sempre stato colui che ha deciso cosa fare e cosa non fare all’interno della mia famiglia, sia in merito ai suoi fratelli che alle sue sorelle», e sono «sue le vacche sacre presenti a Zungri; lui ride quando sa dei danneggiamenti che vengono fatti nelle campagne. A proposito ricordo di un’occasione in cui le vacche di Peppe arrivarono nel periodo in cui c’era la festa della Madonna della Neve, in piazza Garibaldi».

Quindi il racconto sulle presunte violenze subite: «Ambrogio mi diceva che avrebbe preso il fucile che “tegnu o pagghjiaru e ti sparu”; lo diceva sempre, ogni volta che mi picchiava. Non sono mai stata libera di ridere, di parlare, di vivere come una persona normali, infatti lo chiamo “il terrore del Sud”».

Il primo episodio di violenza la Melana lo fa risalire al 1993 e nel corso dei successivi 27 anni passati insieme ad Ambrogio «sono stati innumerevoli».
La testimone di giustizia riferiva inoltre degli incontri tra l’ex compagno e il fratello con persone legate alla criminalità: «In particolare, più volte mi veniva chiesto da Ambrogio e Peppe di cucinare perché c’erano delle cene con soggetti a me sconosciuti, tra questi ricordo che ho riconosciuto un uomo detto “Lele” Raffaele Fiamingo, che poi è stato ammazzato. Un’altra volta ricordo che hanno ospitato un latitante di nome “Mimmo”. In quel periodo ho assistito a molti incontro, tra gli “Amici di Peppe” e io cucinavo, poi però ero costretta a salire in camera da letto, senza televisione e a stare chiusa in stanza».

Altra cosa che raccontata dalla Melana è di aver «sempre sentito dire è che Peppe paga i giudici, quelli grossi di Roma e gli altri, e che voi carabinieri potete fare quello che volete tanto con i soldi lui compra i magistrati».

Nel giugno del 2018, un altro episodio raccontato ai carabinieri dalla testimone: «Il mio convivente in mattinata mi aveva chiamato dicendomi, come pretesto, di andare in campagna, perché c’era mia figlia Maria Rosa da sola, in questo modo mi avrebbe picchiato nel capannone come ha fatto tantissime altre volte. Qualche giorno fa, per non venire in caserma, per paura di quello che poteva succedere, sono andata in chiesa e ho raccontato tutto quello che oggi riferirò relativamente ai maltrattamenti subiti, al prete Don Giuseppe, chiedendogli di parlare per conto mio con i carabinieri di Zungri. Il prete in quell’occasione si è appuntato i nomi e io sono rimasta con la speranza che vi riferisse qualche cosa in modo da prendere provvedimenti nei confronti del mio convivente».

Altra circostanza riferita ha riguardato quello che è «accaduto un venerdì precedente al matrimonio di mio figlio angelo avvenuto il 23 giugno 2018: mi sono recata a Vibo e ho parlato con don Gregorio al quale ho raccontato tutto e lui mi ha detto di prendermi la responsabilità e di denunciare tutto l’accaduto, e così ho fatto oggi, perché sono arrivata all’esasperazione assoluta. In tutte le occasioni di maltrattamenti precedenti non ho mai denunciato per terrore e paura, ma oggi sono esausta e non ce la faccio più, mi vuole ammazzare, mi vuole uccidere e io denuncio tutto».

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