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Mario Draghi e Emmanuel Macron

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Liberarsi dalla dipendenza dal gas di Putin è l’obiettivo che i leader del G7 insieme a quelli europei intendono perseguire con determinazione. Una dichiarazione di intenti cui seguirà la definizione di nuove misure che dovranno condurre progressivamente alla “meta”.

«L’Europa vuole diventare indipendente dal gas russo», ha ribadito il premier Mario Draghi arrivando al Consiglio europeo – che per la prima volta si è “allargato” ospitando il presidente americano, Joe Biden – dopo la riunione della Nato e del G7.

Di fronte al tema della sicurezza energetica ed alimentare posto dalla guerra di Putin all’Ucraina, «la risposta – ha affermato Draghi – è una combinazione di diversificazione, cosa che noi stiamo facendo per l’uno e per l’altro». «Cambiare le fonti di approvvigionamento» è diventato quanto mai urgente.

E intanto i Paesi Ue, ha evidenziato il premier, devono fare i conti con un mercato del gas che «funziona male, i prezzi sono speculativi», e che impone l’adozione di interventi mirati.

Sul fronte della diversificazione un aiuto arriverà dal Canada e dagli Stati Uniti, grandi esportatori di gas liquido. Secondo il Financial Time, gli Usa starebbero mettendo a punto un piano per fornirne alla Ue 15 miliardi di metri cubi. Al di là dei numeri, la questione sarà al centro del confronto in programma per oggi tra la presiedente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e l’inquilino della Casa Bianca. «Presenteremo un nuovo capitolo della nostra partnership energetica, per quel che riguarda l’invio di Gnl aggiuntivo dagli Usa alla Ue per sostituire il Gnl russo che abbiamo ricevuto finora», ha detto von del Leyen parlando a margine della riunione dei leader europei.

La presidente ha poi ricordato le altre misure messe sul tavolo dalla Commissione per calmierare i prezzi, su cui è atteso il via libera del Consiglio: «gli acquisti congiunti di gas, per avere davvero un potere di mercato europeo; e anche lo stoccaggio congiunto» del gas nei depositi sotterranei. Mentre si rinvia sul tetto del gas, la proposta messa sul tavolo dal premier Draghi, condivisa poi da Spagna, Portogallo e Grecia e su cui si cerca l’adesione dei Paesi del Nord. Intanto, il premier ieri ha avuto un colloquio con il primo ministro olandese, Mark Rutte, uno dei “falchi” che ha già bocciato l’idea di un nuovo ricorso al debito comune europeo – una riedizione del Recovery fund, in pratica – per far fronte all’emergenza energetica e agli investimenti per la difesa e il perseguimento degli obiettivi sul clima.

Resta fuori discussione per il momento la possibilità di estendere le sanzioni contro la Russia al mercato dell’energia. La determinazione in questo senso di Biden si è scontrata con il realismo europeo: «C’è stata la volontà deliberata di non includere le importazioni di energia nel pacchetto di sanzioni», ha affermato il cancelliere tedesco Olaf Scholz che anche nei giorni scorsi aveva sostenuto che gli effetti di uno stop sull’economia europea sarebbero devastanti. Sulla stessa linea il primo ministro belga, Alexander De Croo. Fuori dal coro quello della Lettonia, Arturs Karins, secondo cui le sanzioni sul settore energetico potrebbero essere una soluzione per «fermare il flusso di denaro nei forzieri di guerra di Putin».

Nel frattempo, ha anticipato Valdis Dombrovskis, vice presidente della Commissione europea, la Ue sta valutando vari scenari, compreso quello di uno stop totale dei flussi di gas dalla Russia per il prossimo inverno, nell’ambito dei piani di emergenza per potenziali shock relativi alle forniture.

Tutti sono d’accordo invece nel ritenere un po’ un bluff l’annuncio di Putin riguardo ai pagamenti del gas esclusivamente in rubli. «Questa fondamentalmente è una violazione contrattuale: è bene capirlo. Quindi i contratti sono considerati violati se questa clausola viene applicata dalla Russia», ha sottolineato Draghi.

Mentre lavorano alla messa a punto di nuove misure per ridurre la dipendenza da Mosca e si impegnano ad “assicurare alternative sicure e sostenibili” e “agire in maniera solidale e coordinata”, i Sette grandi, intanto, nella finale, hanno chiesto ai paesi produttori di gas e di petrolio un’assunzione di responsabilità – “l’Opec ha un ruolo chiave da svolgere” – e di aumentare le consegne ai mercati internazionali. “Siamo solidali con i nostri partner che devono sopportare il prezzo crescente della scelta unilaterale del presidente Putin di fare la guerra in Europa – si sottolinea nel documento – La sua decisione sta mettendo a rischio la ripresa economica globale, mina la resilienza delle catene del valore globali e avrà gravi ripercussioni sui Paesi più fragili”.

La ripresa tanto faticosamente riconquistata dai Paesi europei è messa a dura prova. «Questa è una guerra, non credo che ci sia una recessione, penso che abbiamo un rallentamento dell’economia», ha affermato Draghi. «Si prevedeva che avremmo avuto una crescita robusta, molto robusta, quest’anno; ora sta rallentando, quindi dobbiamo guardare con attenzione e agire, sostenere le nostre economie», ha aggiunto.

A questo sta già lavorando il governo mentre il Mef sta limando il Def che verrà presentato la prossima settimana. «Nel programma di stabilità 2022 sarà messo a punto il quadro previsivo e macroeconomico di finanza pubblica, e saranno considerati i fattori di rischio legati alla guerra in corso. L’aggiornamento delle previsioni macro consentirà di valutare la necessità di ulteriori ed eventuali misure di sostegno alle imprese», ha spiegato il ministro Daniele Franco durante il question time alla Camera. Il governo, ha aggiunto, «sta valutando il nuovo quadro temporaneo in materia di aiuti di Stato, adottato ieri dalla Commissione europea, per sostenere l’economia nel contesto dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. In tale atto sono contemplati, entro determinati limiti e condizioni, interventi a favore delle imprese per esigenze di competitività e misure compensative per i costi dell’energia, che appaiono in linea con gli interventi messi in campo dal governo italiano con i recenti decreti legge».


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