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Il Mediterraneo deve essere il baricentro dell’Europa, l’Italia deve giocare un ruolo centrale e la questione migranti deve essere condivisa tra tutti i Paesi della Ue. Quando scoccano le quattro del pomeriggio Giorgia Meloni interviene al Med Dialogues, conferenza promossa dal ministero degli Esteri e Ispi.

Per oltre venti minuti il presidente del Consiglio parla davanti a una platea dove fra gli altri c’è anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Parte da tre parole chiave per il futuro dell’Italia nel Mediterraneo: «interdipendenza, resilienza e cooperazione». Ecco la tesi dell’inquilina di Palazzo Chigi: «Siamo consapevoli che solo creando uno spazio di prosperità condivisa potremo attraversare in modo efficace le troppe sfide epocali, dalla sicurezza alimentare fino alla salute passando ai cambiamenti climatico».

Di fronte a queste sfide, assicura Meloni, «l’Italia è e può essere molto di più cerniera e ponte energetico naturale tra il Mediterraneo e l’Europa». E sempre «l’Italia si fa promotrice di un piano Mattei per l’Africa, un approccio che non abbia una postura predatoria ma collaborativa, rispettosa dei reciproci interessi, fondata su uno sviluppo che sappia valorizzare le identità di ciascuno».

Da qui un passaggio sulla questione migranti che nelle scorse settimane ha visto il governo guidato da Meloni scontrarsi con la Francia di Emmanuel Macron: «Chiediamo che l’Unione europea rilanci l’effettiva attuazione degli impegni presi, attraverso la cooperazione migratoria con i partner dell’Africa e del Mediterraneo che devono essere maggiormente coinvolti nel contrasto a traffico esseri umani».

Ecco perché insiste «ci vuole più Europa sul fronte sud, da soli non possiamo gestire un flusso con dimensioni ormai ingestibili. Occorre che l’Europa realizzi con urgenza un quadro di cooperazione multilaterale, con un incisivo contrasto ai flussi illegali. Tassello indispensabile è l’europeizzazione nella gestione dei rimpatri». E non è un caso, quindi, se tra le «più urgenti priorità di politica estera” del governo, Meloni abbia indicato, in particolare, «la piena stabilizzazione della Libia»: «Rinnoviamo il nostro invito agli attori politici libici. Solo un processo a guida libica, con il sostegno dell’Onu, può portare a una soluzione». E proprio sulla questione libica, il titolare della Farnesina Tajani,  annuncia nello stesso consesso che andrà in Libia «per vedere come si può arrivare a un accordo generale».

Il ministro azzurro ricorda che «dalla stabilità del Mediterraneo dipendono tante cose: la pace, il contrasto alla immigrazione illegale, la lotta al terrorismo. E l’Italia vuole fare di più con questo nuovo governo». Nell’attesa di capire come procederà l’iter della manovra finanziaria in Parlamento, martedì alle 18 scade il termine per la presentazione degli emendamenti e se ne aspettano una valanga da parte delle opposizioni, la battaglia congressuale del Pd entra nel vivo.

Dario Nardella, sindaco di Firenze, si è schierato al fianco di Stefano Bonaccini, candidato alla segreteria. «Vogliamo costruire un partito dove non comandino le cordate di potere, dove siano riconosciuti i territori e la loro forza. E dove gli iscritti e gli elettori abbiano davvero voce in capitolo. Ho trovato nel progetto di Bonaccini la risposta a queste esigenze, che sono anche le mie». E oggi sarà il turno di Elly Schlein che dal circolo culturale Monk della capitale  dovrebbe rompere gli indugi e annunciare la sua candidatura alla segreteria del Pd.


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