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I dati elaborati da Svimez evidenziano il divario tra Nord e Sud: la scuola al Sud non offre ai ragazzi le stesse chance di crescita del nord

NAPOLI – «Nel nostro Paese ci sono due bambini, nati lo stesso anno. Una si chiama Carla e vive a Firenze, l’altro Fabio e vive a Napoli. Hanno entrambi dieci anni e frequentano la quinta elementare in una scuola della loro città».

Sembra il racconto di una normale vicenda italiana con due bambini uguali che sulla carta hanno gli stessi diritti di costruirsi un futuro avendo a disposizione gli stessi strumenti offerti dallo stesso Stato. Sulla carta, perché nella realtà le cose stanno molto diversamente.

Secondo l’ultimo studio Svimez, elaborato con riferimento al mondo della scuola e dell’istruzione, nella realtà Fabio non ha gli stessi diritti di Carla e quindi le stesse chance di successo per il futuro, perché, nella realtà, a Fabio non vengono offerti gli stessi strumenti che vengono offerti a Carla.

«Mentre la bambina toscana – secondo i dati SVIMEZ – ha avuto garantite dallo Stato 1.226 ore di formazione; il bambino cresciuto a Napoli non ha avuto a disposizione la stessa offerta educativa, perché nel Mezzogiorno mancano infrastrutture e tempo pieno».

SCUOLA, DIVARIO DEVASTANTE TRA NORD E SUD, NEL MEZZOGIORNO IN 5 ANNI DI PRIMARIA UN ALUNNO PERDE UN ANNO

In particolare, secondo la SVIMEZ, «un bambino di Napoli, o che, in generale, vive nel Mezzogiorno, frequenta la scuola primaria per una media annua di 200 ore in meno rispetto al suo coetaneo che cresce nel centro-nord che coincide di fatto (nell’arco dell’intero corso di studi della scuola primaria, ndr) con un anno di scuola persa per il bambino del sud».

È questa è solo una prima fotografia emersa, in una video illustrazione presentata a Napoli, in occasione dell’incontro “Un paese due scuole”, promosso da SVIMEZ e L’Altra Napoli onlus, presso La casa di Vetro di Forcella.

In particolare, nel video, realizzato a cura di SVIMEZ e con il contributo del giornalista e scrittore Antonio Fraschilla, si prendono ad esempio la storia di due bambini, uno del nord e l’altro del Mezzogiorno, con l’obiettivo di illustrare con chiarezza i divari scolastici presenti in Italia.

IN ITALIA UN SOLO PAESE MA DUE DIVERSE SCUOLE CON OFFERTE FORMATIVE PROFONDAMENTE DIVERSE

Una analisi che rende esplicito il fatto che in Italia vi è «un solo Paese, ma due scuole diverse per quanto riguarda l’offerta educativa». Come evidenzia l’ultimo Rapporto SVIMEZ, infatti, i servizi socio-educativi per l’infanzia «sono caratterizzati dall’estrema frammentarietà dell’offerta e da profondi divari territoriali nella dotazione di strutture e nella spesa pubblica corrente delle Amministrazioni locali».

Nel Mezzogiorno «circa 650 mila alunni delle scuole primarie statali (79% del totale) non beneficiano di alcun servizio mensa. In Campania se ne contano 200 mila (87%), in Sicilia 184 mila (88%), in Puglia 100 mila (65%), in Calabria 60 mila (80%).

Al contrario nel Centro-Nord, gli studenti senza mensa sono 700 mila, il 46% del totale, di più in numero assoluto ma in realtà quasi la metà rispetto al sud se rapportiamo il numero al totale degli alunni.

In sostanza, per effetto delle carenze infrastrutturali, «solo il 18% degli alunni del Mezzogiorno accede al tempo pieno a scuola, rispetto al 48% del Centro-Nord. La Basilicata (48%) è l’unica regione del Sud con valori prossimi a quelli del Nord. Bassi i valori di Umbria (28%) e Marche (30%), molto bassi quelli di Molise (8%) e Sicilia (10%)».

AL SUD PER LE CARENZE STRUTTURALI GLI ALUNNI FREQUENTANO 2 ORE IN MENO RISPETTO AL NORD

Alla luce di questi dati, «gli allievi della scuola primaria nel Mezzogiorno frequentano mediamente 4 ore di scuola in meno a settimana rispetto a quelli del Centro-Nord. La differenza tra le ultime due regioni (Molise e Sicilia) e le prime due (Lazio e Toscana) è, su base annua, di circa 200 ore». Un dato oltremodo significativo perché se moltiplicate per i cinque anni della scuola primaria corrispondono a 166 giorni, ossia quasi un anno scolastico (che dura tra 175 e 180 giorni).

Inoltre, «circa 550 mila allievi delle scuole primarie del Mezzogiorno (66% del totale) non frequentano scuole dotate di una palestra. Solo la Puglia presenta una buona dotazione di palestre, mentre registrano un netto ritardo la Campania (170 mila allievi privi del servizio, 73% del totale), la Sicilia (170 mila, 81%), la Calabria (65 mila, 83%). Mentre nel Centro-Nord, gli allievi della primaria senza palestra raggiungono il 54%».

Analogamente per la scuola secondaria il dato resta preoccupante. «Il 57% degli alunni meridionali della scuola secondaria di secondo grado non ha accesso a una palestra; stessa percentuale nella scuola secondaria di primo grado. Questi divari nelle infrastrutture scolastiche frenano anche la diffusione della pratica fisica e sportiva, con conseguenze negative per la salute, la spesa pubblica e lo stile di vita della popolazione, con particolare riferimento ai minori».

DIVARIO NORD SUD NELLA SCUOLA, I RIFLESSI SULLA SALUTE DEI BAMBINI

Secondo Svimez, «nel meridione quasi un minore su tre tra i 6 e i 17 anni, infatti, è in sovrappeso, rispetto ad un ragazzo su cinque nel Centro Nord. Nel Centro Nord il 42% della popolazione adulta pratica sport regolarmente e il 26,8% saltuariamente. Nel Mezzogiorno invece le percentuali si invertono: la maggioranza pratica sport saltuariamente (33,2%) mentre la minoranza lo pratica abitualmente (27,2%). Il divario si riflette sulla percentuale di sedentari, con particolare riferimento per i minori: 15% nel Centro Nord e 22% nel Centro Sud. Ma ancor più allarmante è il dato sulle aspettative di vita: Nel Mezzogiorno sono inferiori di tre anni rispetto a quelle degli adulti centro-settentrionali».

LO STATO DISINVESTE NELL’ILLUSTRUZIONE AL SUD

La SVIMEZ ha analizzato anche la dinamica dell’intensità dell’intervento pubblico nell’istruzione, dalla scuola all’università, sulla base dei dati di spesa pubblica di fonte Conti Pubblici Territoriali. Dallo studio risulta «un progressivo disinvestimento dalla filiera dell’istruzione che ha interessato soprattutto le regioni del Sud. Tra il 2008 e il 2020, la spesa complessiva in termini reali si è ridotta del 19,5% al Sud, oltre 8 punti percentuali in più del Centro-Nord. Ancora più marcato il differenziale a svantaggio del Sud nel calo della spesa per investimenti, calati di quasi un terzo contro “solo” il 23% nel resto del Paese».

Significativo è il rapporto tra spesa pubblica e studenti, «dal quale risulta uno scarto sfavorevole al Sud, dove la spesa per studente è di circa 100 euro annui inferiore rispetto al resto del Paese (5.080 euro per studente contro 5.185). Lo scarto aumenta se si considera il solo comparto della scuola, con una spesa per studente di 6.025 euro al Sud contro un valore di 6.395 nel Centro-Nord. Lo scarto è ancora più significativo se si guarda alla sola spesa per investimenti: 34,6 contro 51 euro per studente».

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