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Matteo Salvini

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PER TRE giorni la masseria di Bruno Vespa, a Manduria, si trasforma nella sede estiva dell’Esecutivo. E se venerdì ad aprire le danze è stata la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ieri è stato il turno di Matteo Salvini. Il vicepremier e ministro delle Infrastrutture si presenta in modalità “anti-Ue”. Prima di tutto spazio a una battuta sul calcio in vista della finale di Champions League tra Manchester City e Inter. Il leader del Carroccio, tifoso sfegatato del Milan, prova a dissimulare: «Stasera mi leggerò un libro». Non è dato sapere se sarà così. Di sicuro il segretario della Lega vuole evitare l’argomento, perché brucia ancora oggi la sconfitta in semifinale con i cugini dell’Inter.

Il contesto della kermesse “Forum in masseria” si presta ad altro genere di commenti sull’attività del governo, le auto elettriche, il rapporto con la Ue. Già, l’Europa. Salvini non vuole sentire parlare del famoso Mes, il Meccanismo europeo di stabilità. «Ritengo che dobbiamo fidarci del nostro paese, non percorrere avventure che non sappiamo dove ci portano. Abbiamo il Pnrr e i Btp italiani». L’esecutivo dunque non ratificherà il Mes? «La parola Mes non appartiene al mio vocabolario: il Mes non è utile, non è conveniente».

E se si aprisse una trattativa con la Ue che terrebbe insieme la ratifica del Mes e la revisione del patto di stabilità? Scuote la testa, Salvini: «Non siamo al cambio merci migliore». Frase che premette un ragionamento più complesso: «Il Patto di stabilità deve garantire il lavoro agli italiani e agli europei, quindi no al ritorno all’austerity, ai tagli di sanità, scuola e opere pubbliche del passato. Il Mes adesso non è uno strumento utile, non ci serve. Gli italiani hanno sottoscritto 18 miliardi di euro di buoni del tesoro con il vantaggio che il debito pubblico garantirà opere pubbliche e lavoro in Italia, con interessi che finiranno sui conti correnti dei risparmiatori italiani. Io non voglio che il futuro dell’Italia dipenda da qualche organismo, pubblico e privato, con sedi all’estero e con criteri e valutazioni non necessariamente utili al nostro Paese». Ed è a questo punto che il vicepremier si scaglia contro il Partito popolare europeo: «Vorremmo essere determinanti spostando finalmente il governo dell’Europa sul centrodestra. I Popolari dovranno scegliere se continuare a governare con i socialisti e con le sinistre, come hanno fatto in tutti questi anni, o governare con noi, con i conservatori e con tutti i movimenti di centrodestra che stanno vincendo le elezioni in tutta Europa».

Insomma, Salvini sembra credere poco all’ipotesi di una nuova alleanza tra popolari e conservatori. Il che sarebbe anche comprensibile visto che il partito di Salvini non appartiene né all’uno, né all’altro gruppo. Dopodiché c’è tempo per rilanciare il ponte sullo Stretto: «È il ponte di tutti gli italiani e io non vedo l’ora che arrivi l’estate per l’apertura dei cantieri». E c’è sempre il tempo per bacchettare ancora una volta l’Europa, questa volta sulle auto elettriche: «La commissione europea sta portando avanti un approccio ideologico anti sviluppo e anti Italia sull’auto con l’obbligo di tutto elettrico invece che un mix di tecnologie. Mi auguro che l’ideologia alla Timmermans, cioè l’euro 7, sia una follia assolutamente da archiviare».

Nella stessa giornata Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, rilancia l’ipotesi di una maggioranza di centrodestra a Bruxelles: «Vogliamo un’Europa più forte, diversa da quella cui siamo abituati ma simile a quella che avevano pensato i padri fondatori. Consapevole del proprio modello di sviluppo, che metta in comune le economie di diversi Stati». E sempre nella stessa giornata proseguono i controlli per Silvio Berlusconi nel reparto di degenza ordinaria dell’ospedale San Raffaele di Milano dove è ricoverato da venerdì. Dall’altra parte il centrosinistra lamenta ritardi sul Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, scende in piazza nella Capitale per difendere i diritti degli Lgbt. «Purtroppo il Pnrr è sostanzialmente fermo» attacca Michele Emiliano, ospite della kermesse organizzata da Bruno Vespa. Il prossimo G7 in Puglia? «Meloni me lo ha detto con furbizia e garbo».

E a tarda sera dal palco della Repubblica delle idee di Bologna arriva il duro attacco dell’ex premier Romano Prodi: «Quello che sta avvenendo sul Mes è una cosa surreale, perché è una scommessa a perdita zero: se non lo vogliamo usare, non lo usiamo. Viene usato per un ricattino, ma un ricatto di un paese da solo contro 26 non funzionerà mai, perché non crei l’atmosfera per contrattare».


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