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IL comune di Soriano

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Infiltrazioni della criminalità organizzata nel consiglio comunale di Soriano, il Tar conferma lo scioglimento: ecco perché

SORIANO – Nulla da fare per gli ex amministratori del comune di Soriano. Il Tar del Lazio ha infatti rigettato il ricorso contro lo scioglimento per infiltrazioni mafiose disposto dal presidente della Repubblica il 17 giugno 2022 su proposta del Consiglio dei ministri. In 13 pagine, i giudici amministrativi  espongono i motivi della conferma del provvedimento del capo dello Stato. Non mancando di segnalare rilievi – in qualche caso anche pesanti – nei confronti degli uffici dell’ente e dell’organo politico eletto nel 2018 a guida di Vincenzo Bartone che aveva prevalso sul rivale Francesco Bartone.

La relazione del prefetto per chiedere lo scioglimento

Buona parte della sentenza è dedicata alle risultanze della relazione della Prefettura che “ha riportato una serie di vicende significative di una notevole interferenza nella gestione della cosa pubblica da parte di soggetti collegati alla locale criminalità organizzata. Il Prefetto ha rappresentato, in primo luogo, che il contesto ambientale nel quale è inserito il comune di Soriano Calabro, come emerge anche dalle risultanze di procedimenti penali e di operazioni polizia giudiziaria che hanno colpito i clan «’ndranghetisti» presenti sul territorio, vede una pervasiva presenza della criminalità organizzata, tanto che gli scontri avvenuti tra i diversi gruppi criminali hanno fatto registrare tra il 2012 e il 2018, sette omicidi di mafia”.

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lo scioglimento del comune di soriano: La figura del sindaco

Le autorità hanno poi rappresentato la “sussistenza di numerosi contatti tra il Sindaco e gli esponenti delle locali consorterie criminali, nonché le assidue frequentazioni dello stesso e l’esistenza di rapporti di confidenza e convivialità, dal periodo immediatamente antecedente la campagna elettorale e per tutto il corso della consiliatura, con soggetti riconducibili a tali gruppi”.

Sempre nella relazione, in merito al vertice politico-amministrativo dell’ente, i redattori del testo hanno stigmatizzato “l’accentramento da parte del primo cittadino del livello delle decisioni politiche attraverso l’istituzionalizzazione di un “tavolo politico” composto indistintamente da consiglieri e componenti della giunta per la trattazione delle tematiche più rilevanti; il Sindaco non ha provveduto  conferire alcuna delega agli assessori, ponendosi così all’esterno come unico referente anche per i contatti con gli ambienti criminali”.

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IL NODO DEGLI APPALTI E QUELLO DEI TRIBUTI

Il Prefetto aveva poi segnalato criticità e irregolarità nel settore degli appalti di lavori, servizi e forniture, con specifico riguardo ad alcune procedure, “conclusesi con l’aggiudicazione ad imprese riconducibili alla criminalità organizzata. Si è fatto ricordo sistematico all’adozione di criteri elusivi della normativa vigente, con l’aggiudicazione degli appalti in favore delle medesime ditte, di fatto riconducibili ad imprese controindicate”. Imprese individuate “senza alcuna ricerca di mercato”, mentre altre, “considerate direttamente o indirettamente espressione di ambienti della criminalità organizzata, hanno operato per conto del comune in vigenza dell’attuale amministrazione comunale”.

Registrata anche nell’ambito della riscossione dei tributi locali una situazione “gravemente critica. Come constatato dalla commissione d’indagine, che ha rilevato l’inefficienza complessiva del servizio testimoniata dalla bassissima percentuale di riscossione delle entrate, pari a solo il 5%dell’utenza. Ma anche dal mancato aggiornamento ed allineamento con la popolazione residente degli elenchi dei morosi. Evidenziato, inoltre, che tra i cittadini morosi individuati vi erano anche alcuni amministratori e dipendenti comunali o loro familiari”.

LE PARENTELE CON “ESPONENTI DELLA LOCALE CRIMINALITÀ ORGANIZZATA”

Le parentele. In relazione alla parentela dei dipendenti pubblici con “esponenti della locale criminalità organizzata”, l’attività di  indagine, “dettagliatamente riportata nella relazione prefettizia”, ha poi “confermato la contiguità con ambienti criminali di numerosi dipendenti inseriti in uffici particolarmente esposti a rischio di corruttela e di interferenza malavitosa, come evidenziato anche dall’inerzia degli uffici comunali nei confronti di imprese ed attività riconducibili alle famiglie delle organizzazioni criminali locali”.

LA CONFERMA DELLO SCIOGLIMENTO DEL CONSIGLIO COMUNALE DI SORIANO: LE MOTIVAZIONI DEL TAR

Esposte, quindi, le varie circostanze, i giudici spiegano i motivi del rigetto del ricorso contro lo scioglimento del Comune di Soriano. In primis si fa evidenza che tutti gli aspetti emersi “suffragano ampiamente l’assunto della sussistenza di forti condizionamenti degli apparati politici e amministrativi del comune disciolto da parte della criminalità, integrando quegli elementi concreti ed univoci che supportano la determinazione di scioglimento”. Le contestazioni contenute nel ricorso si palesano “inidonee a confutare le valutazioni operate dalla Prefettura, poiché non elidono gli elementi sostanziali che emergono da quanto riportato, incentrandosi sull’ipotetico diverso significato o l’irrilevanza di alcune circostanze che però non possono essere riguardate singolarmente, ma devono essere apprezzate con riferimento al contesto delineato”.

I magistrati aggiungono che nelle relazioni poste a fondamento del provvedimento di scioglimento “non sono stati solo gli aspetti di rilevanza penale ad essere stati stigmatizzati, ma anche la tendenza dell’attività degli organi politici a non porre in essere ciò che era loro compito nel dare luogo ad un’opera di vigilanza e controllo dell’apparato burocratico, al fine di evitare ingerenze da parte della criminalità organizzata”.

il tar conferma lo scioglimento del comune di soriano: Mancata vigilanza dei vertici politico-amministrativi

Alla luce delle considerazioni sopra riportate il provvedimento di scioglimento “deve ritenersi pienamente legittimo, nel rispetto dei principi affermati dalla giurisprudenza in materia e sopra richiamati, essendo stata correttamente evidenziata la presenza di contatti ripetuti e collegati alle scelte gestorie dell’amministrazione comunale degli organi di vertice politico-amministrativo con soggetti appartenenti alla criminalità locale, e la completa inadeguatezza dello stesso vertice politico-amministrativo a svolgere i propri compiti di vigilanza e di verifica nei confronti della burocrazia e dei gestori di pubblici servizi del Comune, che impongono l’esigenza di intervenire ed apprestare tutte le misure e le risorse necessarie per una effettiva e sostanziale cura e difesa dell’interesse pubblico dalla compromissione derivante da ingerenze estranee riconducibili all’influenza ed all’ascendente esercitati da gruppi di criminalità organizzata”.

Sempre proseguendo nelle motivazioni si pone in evidenza come risulti “esaustivamente argomentata, e ampiamente supportata dagli elementi emersi nel corso del procedimento, la valutazione della permeabilità dell’attività dell’ente rispetto a possibili ingerenze e pressioni da parte della criminalità organizzata specificamente individuata, senza che emerga alcun vizio logico o incongruità di tale valutazione”.

Pertanto, tutti questi elementi, considerati nel loro insieme e inseriti nello sfondo di riferimento, “devono ritenersi pienamente integranti i presupposti di concretezza, univocità e rilevanza richiesti ai fini dello scioglimento del Consiglio comunale, allo scopo di evitare anche solo il rischio di infiltrazione da parte della malavita organizzata già presente sul territorio”, ha concluso il Tar del Lazio.

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