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Karpanthos, dalle faide agli affari dopo il summit di Isola Capo Rizzuto per la pax mafiosa imposta dal clan Arena, oggi le cosche Carpino e Bubbo sono sotto l’influenza dei Ferrazzo di Mesoraca

PETRONÀ – Le cosche storicamente operanti a Petronà, i Carpino e i Bubbo, a loro volta legate ai Pane di Belcastro e ai Coco Trovato di Marcedusa, sono sempre stati funzionalmente dipendenti ai clan del Crotonese, gli Arena di Isola Capo Rizzuto e i Ferrazzo di Mesoraca, e hanno proiezioni e interessi nelle province di Genova e Lecco. Alla cosca Carpino è strettamente legato il gruppo dei Cervesi, loro articolazione a Cerva. Negli anni hanno alternato scambi di favori e faide, almeno fino al 2006, quando gli Arena imposero la pax.

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UNA FAIDA DURATA QUASI TRENT’ANNI

Il sangue si iniziò a spargere a Petronà, il 18 agosto del ’92 e il primo a cadere fu Gaetano Elia. Rimase ferito anche il suo compagno di viaggio, Giuseppe Colosimo, restò illeso Alberto Carpino. Un anno dopo, il 19 agosto, a Botricello, venne ucciso Santo Bubbo. Rimase gravemente ferito il cognato Antonio Puccio. Omicidio e tentato omicidio commessi, dicono le sentenze, da Alberto Carpino, Saverio Gentile e Luigi Scalese su mandato di Rodolfo Pane. Ma il solo ad essere portato in carcere quando la sentenza divenne definitiva fu Scalese. Carpino e Gentile nel frattempo vennero assassinati a loro volta.

Carpino, il 4 febbraio del 2000, venne assassinato da tre uomini col volto coperto nel bar nella piazza centrale del paese. Una sfilza di omicidi compiuti nell’arco di quasi un trentennio. Il summit che suggellò la pace si tenne a Isola Capo Rizzuto, nella località S. Anna. Vi avrebbero preso parte esponenti delle cosche Carpino e Bubbo, ma anche Tommaso Scalzi, uomo di fiducia del boss Franco Coco Trovato. Per gli Arena c’era Paolo Lentini, detto “Pistola”.

Karpanthos, gli Arena e la pax mafiosa

Nonostante il nomignolo, fu proprio lui a stabilire la cessazione delle armi. «Novantanove per cento è pace», disse alla convivente uno dei partecipanti alla riunione di ‘ndrangheta al termine dell’incontro. Prima e dopo il summit si sono peraltro registrati “visite” dei presilani presso le abitazioni delle famiglie Trapasso di San Leonardo di Cutro e Arena di Isola.

Oggi le consorterie della Presila catanzarese rientrano sotto l’influenza della cosca attualmente guidata dal capobastone Mario Donato Ferrazzo, come dimostrano anche le sette misure cautelari, per reati in materia di stupefacenti, a carico di altrettanti mesorachesi sulle 52 eseguite nel blitz di ieri. I Carpino sono dunque dominanti a Petronà e Cerva, soprattutto nel narcotraffico e nelle estorsioni. Sono convergenti in tal senso le dichiarazioni di vari collaboratori di giustizi, In primis quelle di Felice Ferrazzo. Mentre il catanzarese Santo Mirarchi ha svelato che i proventi del racket venivano in parte consegnati agli Arena di Isola e ai Grande Aracri di Cutro.

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