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La ripresa, dopo la pausa estiva, davanti la Corte d’Assise del Tribunale di Locri, presieduta dal giudice Bruno Muscolo, del procedimento penale inerente l’omicidio-scomparsa dell’agricoltore di Caulonia, Giuseppe Mammone, ha fatto registrare un punto a favore delle difese. Il perito della Corte, il maresciallo del Ris, Ernesto Ginestra, ha escluso che la macchia ematica rinvenuta sulla peugeot di Francesco Franco possa essere riconducibile all’agricoltore scomparso, come invece sosteneva l’accusa.
Questo nuovo “colpo di scena” rende adesso più intricato il procedimento penale intorno all’assassinio dell’agricoltore cauloniese, il cui cadavere è rinvenuto la notte dell’8 gennaio 2005, tre anni dopo la sua scomparsa, a seguito di una telefonata ricevuta dall’operatore di polizia del commissariato di Siderno, che prestava servizio al centralino.
Quella telefonata, effettuata dall’abitazione di Natie di Careri dalla signora Cutrì Porzia (morta lo scorso anno), aveva fatto scattare le indagini, concluse con l’ipotesi che Mammone fosse stato ucciso nel 2002 e successivamente fatto sparire dai suoi assassini.
Dell’efferato delitto, maturato in un ambiente familiare fortemente degradato, sono stati incriminati a vario titolo e con diverse responsabilità, Ilario Mammone, Francesco Franco e Nicola Mammone, tutti in qualche modo legati alla vittima da vincoli di parentela.
In avvio del processo, la Corte, ha conferito l’incarico al perito Gianfranco Morelli, di effettuare le ricerche del cadavere di Mammone in un terreno ubicato nella contrada montana “Cerasara”, al confine tra Roccella e Caulonia. Ma la deposizione dell’esperto del Ris di Messina, Ginestra, ha dato un duro colpo alla tesi accusatoria, in quanto ha affermato di non aver rilevato altre tracce ematiche sull’auto, oltre a quella individuata all’epoca, e dunque la traccia è stata definita non sufficiente a stabilire l’identità dell’individuo, dal momento che ha solo 6 marcatori rispetto ai 15 necessari, e dunque che è più probabile che quella macchia ematica, non sia riconducibile alla vittima. La pubblica accusa ha chiesto alla corte di allegare la relazione del perito a quella del consulente di parte, Anna Barbaro, la quale durante l’audizione ha effettuato il contraddittorio con il perito.
La richiesta è stata fortemente osteggiata dalle difese e la Corte non l’ha accolta, ma ha acconsentito che la relazione, venisse depositata dal Pm che dovrà dare comunicazione alle difese, affinchè i loro consulenti di parte, possano effettuare eventuali contro-deduzioni.
L’udienza è stata poi aggiornata al 17 ottobre e sarà in quella sede che, dopo le dichiarazioni delle parti, potranno essere sentiti i consulenti di parte, alla presenza del perito Ginestra.

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