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E’ ripreso dinnanzi al tribunale di Vibo Valentia il processo «Ricatto» relativo ad un vorticoso giro di tangenti sulla costruzione del nuovo ospedale di Vibo . Due i tronconi in cui è stato diviso il procedimento. Il primo ruota intorno ad una serie di abusi e falsi in cui compaiono come imputati Bruno Alia, ex direttore sanitario dell’Asp di Vibo, Santino Garofalo, direttore Generale, Giuseppe Paino direttore amministrativo, Maurizio Marchese, Giuseppe Namia, dirigente i e tecnico dell’Asp nonchè Carmelo Lo Bianco, imprenditore noto alle forze dell’ordine. Il secondo invece, riguarda la mancata costruzione del nuovo ospedale e vede come imputati: Enzo Fagnani, Santo Garofalo, Domenico Liso, Domenico Scelsi, responsabili del Consorzio TIE di Bitonto, che si era aggiudicato la gara, lo stesso Giuseppe Namia e l’ingegnere Fausto Vitello, direttore del procedimento. Ascoltati alcuni testimoni: l’ingegnere Romano Tiziano, direttore della Siem, Domenico Liso e Domenico Scelsi.
Gli altri testi ascoltati sono stati Romano Anacleta, e l’ impiegata della Siem Rossella Saponieri, segretaria del Consorzio Tie. L’ingegnere Romano ha confermato quanto già dichiarato dinnanzi ai luogotenenti Nazzareno Lopreiato e Stefano Marando che hanno condotto le indagini, coordinate dall’allora pm Giuseppe Lombardo , ribadendo in sintonia con gli altri testi, come in effetti il Tie era una «scatola vuota» che a suon di tangenti si accaparrava appalti in tutta Italia che poi cedeva in subappalto falsificando i documenti ed elargendo denaro a personaggi legati all’Udc, alla massoneria, all’Opus Dei, alti gradi dell’esercito, dirigenti e funzionari. Ed in questa ottica è caduto anche l’appalto relativo alla costruzione del nuovo ospedale di Vibo Valentia che ha dato il via al processo «Ricatto». L’udienza è stata rinviata al 12 novembre prossimo, data in cui saranno ascoltati i luogotenenti Nazzareno Lopreiato e Stefano Marando che hanno appunto condotto l’inchiesta basata su 350mila intercettazioni, culminata nell’operazione «Ricatto» del 21 settembre 2001 con il coinvolgimento di una trentina di persone per la metà dei quali il pm Lombardo aveva chiesto provvedimenti restrittivi che il gip non ha concesso.

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