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Continua senza soste da parte del Wwf l’attività di recupero degli esemplari di Caretta caretta rinvenuti in difficoltà nei mari calabresi, inviati alla riserva marina di Isola di Capo Rizzuto e successivamente rimessi in libertà. L’ultimo esemplare rilasciato in mare dopo circa due mesi di «degenza» presso la struttura crotonese, è stata la grossa femmina che era stata recuperata al largo di Capo Vaticano da Claudio Arena e da sua moglie Irene, lo stesso nome che è stato dato alla Tartaruga, insieme a quello di «Fatima», la ragazza portoghese che ha partecipato , con numerosi turisti stranieri, al Diving e a personale della Capitaneria di Tropea, alla liberazione. Il bel tempo delle ultime settimane ha favorito gli incontri casuali con alcune Carette che avevano ingerito ami e fili di nylon usati per il palangaro o palamito. Tre gli esemplari recuperati dal WWF e dalla Guardia Costiera di Vibo , nell’arco di poco più di una settimana , rispettivamente da Parghelia, Tropea e Falerna, con dimensioni variabili da 32 cm (un giovane di pochissimi anni) ai quasi 60 dell’individuo di Falerna. Secondo Pino Paolillo, responsabile del Progetto Tartarughe del WWF per la Calabria,”l”attività del WWF e di tutti gli enti con i quali l’associazione collabora attivamente (Capitanerie di Porto, Guardia di Finanza, Università della Calabria, riserva marina di Capo Rizzuto) riveste un ruolo particolare nella strategia di conservazione della specie Caretta caretta, la cui sopravvivenza è minacciata da numerosi fattori antropici come la scomparsa o il disturbo dei siti idonei per la nidificazione, le collisioni con natanti e determinati sistemi di pesca. Ed è proprio sul coinvolgimento di tutte le parti interessate – aggiunge – che il WWF sta concentrando sempre di più i suoi sforzi per poter garantire la sopravvivenza delle popolazioni di Tartaruga marina nel Mediterraneo».

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